Giornalismo online, trend e previsioni per il 2019

I dati sul giornalismo online, i trend del Reuters Institute for the Study of Journalism: uno scenario di sfide e opportunità per il giornalismo del futuro

Il giornalismo online sta attraversando un momento di forte cambiamento e il 2019 sarà un anno “critico” sia per gli editori, sia per le piattaforme digitali, in termini di ricostruzione della propria credibilità dal punto di vista di qualità delle informazioni, privacy e user experience, il giornalismo digitale cambia.

giornalismo online: tutti i dati e i trend

Giornalismo online: tutti i dati e i trend

Giornalismo online, trend e previsioni per il 2019

Sarà l’anno in cui le grandi aziende tecnologiche si conquisteranno i follower su temi come disinformazione e protezione dei dati. Allo stesso tempo, il giornalismo online sarà impegnato nella lotta a fake news e contenuti ingannevoli, soprattutto su temi delicati come quelli democratici e delle elezioni. Le entrate pubblicitarie dei giornali continueranno a diminuire, gli editori cercheranno nuove fonti di reddito nelle sottoscrizioni e negli abbonamenti. Un anno decisivo, quindi, per l’informazione online, come dimostrano i dati e le tendenze presentate nel report “Journalism, Media, and Technology Trends and Predictions 2019” a cura di Nic Newman (Reuters Institute for the Study of Journalism).

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giornalismo online: i dati sulle entrate attese

Giornalismo online, le aspettative

Dalle interviste a oltre 200 giornalisti, Ceo e leader digitali emerge che più della metà di loro (52%) si aspetta che gli abbonamenti saranno la principale fonte di entrate economiche nel 2019, il 27% crede che sarà invece la pubblicità tabellare, l’8% la native advertising e il 7% le donazioni.

Circa i due terzi (61%) sono interessati al tema delle competenze, da trattenere (73%) e attrarre (74%) nel proprio staff. Il 78% ritiene che sia importante investire in Intelligenza Artificiale (AI) per assicurare un futuro al giornalismo, la tecnologia dovrebbe affiancare i professionisti in carne e ossa. La personalizzazione dei contenuti infatti è una sfida critica per il futuro per il 73% degli intervistati.

Stiamo assistendo a una grande diffusione dei podcast, forse per questo il 75% pensa che l’audio diventerà sempre più importante nel piano editoriale e nelle strategie commerciali, il web journalism diventerà sempre più parlato.

 

 

Giornalismo digitale e l’alternativa a Facebook

Gli editori stanno cercando di diversificare i loro rapporti con le piattaforme digitali più diffuse e con i grandi della tecnologia per trovare un nuovo spazio al proprio giornalismo online.
Il mondo dell’informazione sta “perdendo la pazienza” con Facebook e gli editori stanno focalizzando la propria attenzione altrove alla ricerca di nuove piattaforme per il giornalismo digitale. Si cercano valide alternative per raggiungere nuovo pubblico. Meno della metà dei rispondenti (43%) ha indicato il social di Zuckerberg come importante per il 2019, una percentuale simile ad Apple News e YouTube, ma molto inferiore a quella di chi considera fondamentale Google (87%), che rimane la priorità per molti.

Cresce l’interesse verso YouTube, Instagram e Twitter. Apple News (43%) è considerato importante tanto quanto Facebook, con alcune riviste americane che hanno registrato un significativo incremento dei lettori provenienti da questa piattaforma facente capo ad Apple.

Il mondo Facebook, se includiamo Whatsapp, arriva a 55% di risposte positive. Molto lontano dal 99% a cui arriva l’ambiente Google considerato nella sua interezza, incluso YouTube.Questo risultato in parte riflette il minor numero di clic che Facebook rimanda agli editori da quando ha effettuato cambiamenti al suo algoritmo. Oltre a questo, sicuramente la fiducia nella piattaforma è diminuita.

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Giornalismo online e intelligenza artificiale

Gli editori stanno pianificando investimenti per sfruttare nel 2019 il potenziale di Intelligenza Artificiale e Machine Learning applicata al giornalismo online. Gli intervistati ritengono che investimenti in AI (78%) e in giornalisti (85%) sono i due aspetti che abiliteranno un cambiamento positivo in futuro.
L’anno scorso il 72% dei rispondenti aveva dichiarato di avere in essere sperimentazioni con l’AI, ora ci si aspetta di vedere più applicazioni concrete e reali. Questo riguarderà principalmente tre aree: l’utilizzo del Machine Learning per offrire contenuti personalizzati e suggerimenti ad hoc per i lettori; il cosiddetto robo-journalism, che vede l’automazione applicata a storie e video; strumenti a supporto del lavoro dei giornalisti.

Attualmente le app di notizie cinesi Jinri Toutiao (Today’s Headlines), Qutoutiao e Kuaibao hanno già iniziato a utilizzare l’AI per inviare news personalizzate e stanno avendo un grande successo in Asia. Consentono di avere un engagement alto, ma questo approccio comporta anche dei rischi. In particolare, giudicare la popolarità di un contenuto sulla base di un algoritmo potrebbe incoraggiare fenomeni di clickbait e la diffusione di video sensazionalistici o virali.Il governo cinese nella primavera del 2018 ha sospeso alcune app che veicolavano contenuti volgari e falsi. Social media, aggregatori di notizie e app dovranno quindi affrontare le eventuali conseguenze e prendersi precise responsabilità.
Anche l’editoria tradizionale si sta chiedendo come usare l’AI in modo responsabile e trasparente. Ad esempio, l’emittente finlandese Yle ha realizzato Voitto, l’assistente intelligente che colleziona feedback sui suggerimenti dell’algoritmo e dialoga con il pubblico per capire i motivi delle loro scelte. Non misura il successo di una notizia sulla base del numero di clic o di impressioni che ha avuto, ma chiede alle persone se il numero e la tipologia di contenuti “personalizzati” che hanno ricevuto è stata apprezzata o meno (il 76% risponde in modo positivo).

Nel 2019 anche la Bbc lavorerà a un algoritmo legato alle notizie e insegnerà al proprio pubblico come usare le opzioni di personalizzazione in modo corretto e senza negarsi contenuti che potrebbero essere di interesse.

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Giornalismo online: i dati sul rapporto con l’AI

 

Robo-Journalism, il futuro del giornalismo online?

Probabilmente in futuro per la lettura delle notizie ci si affiderà ai giornalisti virtuali. Xinhua, news agency cinese, è riuscita a mettere a punto un avatar digitale molto verosimile, dalle fattezze estetiche di un collega in carne ed ossa, una nuova frontiera per il giornalismo digitale e più in generale un’innovazione che può avere un impatto significativo sul futuro del giornalismo.
Sempre pronto a lavorare, ha voce, espressioni facciali e movimenti delle labbra programmati a computer. Gli esperti dicono che in futuro potrebbe avere anche il senso dell’umorismo.
Qualcosa di simile è stato realizzato in Giappone dall’emittente nazionale Nhk. La lettura delle notizie del telegiornale è stata affidata a “cartoni animati”, che leggono anche le news dedicate alle persone sorde. Il personaggio più famoso è Yomiko, giovane reporter disegnata da un noto artista manga. È presente nei principali telegiornali televisivi e legge anche le news via Amazon Alexa e Google Home.

Queste tecnologie avranno sicuramente un impatto significativo sul mondo dell’informazione. Basti pensare che Voitto, l’assistente digitale finlandese già menzionato, genera circa 100 notizie sportive e 250 illustrazioni alla settimana, oltre ad eseguire automaticamente le traduzioni dall’inglese al finlandese, svedese, norvegese e viceversa.
L’Intelligenza Artificiale applicata al giornalismo digitale potrà essere però anche di supporto ai giornalisti nella loro professione. Potranno infatti usare gli algoritmi per trovare storie da raccontare e per verificarle in tempo reale. Per vagliare milioni di tweet, analizzare big data e suggerire argomenti di interesse del pubblico da approfondire. L’AI può anche aiutare a scrivere parte di una storia, senza per questo rimpiazzare i reporter.

 

Web Journalism con audio e voce

Quello dell’audio sembra essere uno dei temi più caldi del 2019 in ambito media. Il motivo è da cercare nella crescente popolarità dei podcast e nella vendita di centinaia di milioni di nuovi dispositivi e smart speaker, che si stanno diffondendo rapidamente in tutto il mondo.
Si stima che circa 40 milioni di persone negli Usa possiedano un speaker intelligente, circa 7 milioni in UK. I tre quarti delle persone intervistate per questa ricerca (75%) ritengono che l’audio stia diventando una parte fondamentale delle strategie editoriali e commerciali e alcuni editori hanno già avviato produzioni sonore. Il 78% ritiene che le tecnologie ad attivazione vocale, come Alexa e Google Assistant, avranno un impatto significativo sulle abitudini delle persone nel corso dei prossimi anni.Sono numerosi i giornali che nell’ultimo anno hanno deciso di puntare sui podcast, a cominciare dal New York Times con “The Daily”, che conta circa 5 milioni di ascoltatori al mese, è già sbarcato sui dispositivi vocali Amazon. Il Guardian con “Today in Focus”, il Washington Post con “Post Reports” sono altri due esempi di editori che stanno investendo in audio, sia per aumentare le possibilità di business, sia per raggiungere un target giovane. Sembra infatti che gli under 35 preferiscano i podcast a una trasmissione radio tradizionale.

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Giornalismo online: i dati sulle aspettative per l’audio

Diversità e competenze

Il continuo incremento del numero di contenuti, da generare 24 ore su 24, rispettando i tempi imposti da web e social media, ha modificato in modo significativo il giornalismo online negli ultimi anni. Sono cambiate le dinamiche che regolavano la professione, l’editoria tradizionale è entrata in crisi, gli stipendi dei professionisti si sono abbassati. La ricerca mostra che in fatto di competenze, il 56% degli editori è impegnato nel garantire la diversity, nel gestire lo stress sul luogo di lavoro (62%), nell’attrarre talenti (73%) e nel trattenere quelli che già ha (74%).
Il tema della parità di genere è stato agli onori della cronaca in UK l’anno scorso, le aziende dell’informazione sono state costrette ad ammettere le differenze di retribuzione tra uomini e donne. Il Global Media Monitoring Project ha mostrato come la componente femminile fosse “drammaticamente” inferiore a quella maschile. Possiamo quindi aspettarci che sempre più giornalisti seguiranno l’esempio del reporter di Bloomberg, Ben Bartenstein, che si è reso conto che solo il 13% delle persone che intervistava erano donne e ha iniziato a fare del suo meglio per rimediare e arrivare in modo proattivo al 50%.

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Giornalismo online, trend e previsioni per il 2019 - Ultima modifica: 2019-02-26T17:26:58+00:00 da Francesco Marino

Giornalista esperto di tecnologia, da oltre 20 anni si occupa di innovazione, mondo digitale, hardware, software e social. È stato direttore editoriale della rivista scientifica Newton e ha lavorato per 11 anni al Gruppo Sole 24 Ore. È il fondatore e direttore responsabile di Digitalic

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