Zuckerberg al Parlamento Europeo, cosa ha detto (poco)

Mark Zuckerberg al Parlamento Europeo cosa ha detto? Se l’è cavata con poco, non si è trattato di una vera e propria testimonianza come quella tenuta presso il Congresso USA. Alla fine la testimonianza di Zuckerberg al Parlamento Europeo si è conclusa con un’arrabbiatura..

Mark Zuckerberg al Parlamento Europeo cosa ha detto? Se l’è cavata con poco, non si è trattato di una vera e propria testimonianza come quella tenuta presso il Congresso USA.

Zuckerberg al Parlamento Europeo

Zuckerberg al Parlamento Europeo con Antonio Tajani

Zuckerberg: cosa ha detto al Parlamento Europeo, ben poco

Durante l’incontro al Parlamento Europeo, ha di fatto scelto le domande a cui avrebbe voluto rispondere, dopo un’ora di domande poste in blocco e solo mezz’ora per le sue risposte. Zuckerberg ha immediatamente tirato fuori dal cappello la sua usuale storia di come sostanzialmente non si aspettasse tale influenza di Facebook sulla sicurezza e la democrazia, ribadendo il suo futuro impegno ad ampliare le misure di sicurezza e il senso di responsabilità dell’azienda. Promettendo che il suo team avrebbe dato seguito alla discussione con le risposte espresse punto per punto, è riuscito a sfuggire alla testimonianza televisiva senza gaffe degne di nota.

Zuckerberg al Parlamento Europeo, evitate le domande difficili

Il pubblico dovrà attendere le risposte ben preparate e per iscritto alle domande più difficili sul perché Facebook non abbia rivelato immediatamente la questione di Cambridge Analytica, in che modo usa i profili ombra e cosa pensa delle falle di Facebook, Instagram e WhatsApp. Se Zuckerberg è rimasto al sicuro durante la sua testimonianza al Congresso degli Stati Uniti, risultando noioso, ha schivato lo scandalo qui utilizzando il formato abbreviato per piegare la testimonianza verso le sue posizioni più difendibili.

Zuckerberg al Parlamento Europeo, come sono state scelte le domande

Alla domanda su come sia stato selezionato il meccanismo del dibattito, un portavoce di Facebook ha sostenuto che è stato deciso dal Parlamento europeo. Apparentemente, Facebook ha fornito solo alcune linee guida sul tempo a disposizione di Mark Zuckerberg. Un membro del Regno Unito ha confermato che questo è il formato standard per le riunioni del Parlamento.

Zuckerberg: cosa ha detto al Parlamento Europeo

Le future testimonianze dei dirigenti del settore tecnologico sarebbero molto più produttive se i funzionari europei restringessero il numero di domande generiche e chiedessero solo quelle difficili, lasciando ai dirigenti ampio spazio per rispondere nel dettaglio, utilizzando un formato di domanda e risposta.

Zuckerberg al Parlamento Europeo non ci voleva andare

Zuckerberg ha inizialmente resistito all’idea di un incontro con i rappresentanti europei (tecnicamente non una “testimonianza”). Poi è stato previsto di mantenere il dibattito privato, prima che proteste pubbliche in merito hanno riaperto il dibattito al livestreaming della sessione. Nonostante le domande fossero più mirate di quelle richieste dal Congresso degli Stati Uniti, il feeling generale è che a Zuckerberg è stato lasciato ampio spazio per essere vago e selezionare le risposte anche grazie a un tempo a disposizione ridotto.

Zuckerberg al Parlamento Europeo risposte generiche

Il CEO di Facebook ha usato il suo breve tempo a disposizione per spiegare genericamente come Facebook aiuti la concorrenza sul mercato offrendo strumenti per consentire alle piccole imprese di sfidare i grandi marchi online. Ha citato che parecchi utenti europei hanno fatto uso delle impostazioni previste per il GDPR in anticipo rispetto alla scadenza dell’effettiva entrata in vigore perché “l’ultima cosa che vogliamo è che le persone passino attraverso il flusso più velocemente di quanto è necessario cliccando semplicemente OK “. Questa affermazione chiaramente ignora i modelli manipolatori oscuri incorporati nel flusso di approvazioni della privacy in vista del GDPR, che, sebbene temporaneamente ignorabili, costringono gli utenti ad acconsentire, minimizzando visivamente i pulsanti per negare l’invio dei dati di Facebook.

Zuckerberg e la regolamentazione dei social network

Zuckerberg ha esposto i suoi pensieri sul futuro della regolamentazione dei social network, sottolineando che “una sorta di regolamentazione è importante e inevitabile e l’importante è farlo bene”. Ha sostenuto che i regolamenti avrebbero bisogno di “consentire l’innovazione, invece di, inavvertitamente, impedire a nuove tecnologie come l’AI di essere in grado di svilupparsi…”

Zuckerberg ha fatto arrabbiare i Parlamentari Europei

Ma quando Zuckerberg ha concluso la sua testimonianza, sottolineando di essere in ritardo sul tempo previsto, diversi funzionari dell’UE si sono dimostrati arrabbiati perché ritenevano che le loro domande fossero state ignorate. “Consentirà agli utenti di sottrarsi alla pubblicità mirata? Le ho chiesto sei domande del tipo “sì o no” e non ho ottenuto una sola risposta e, ovviamente, ha chiesto questo formato per un motivo”, ha affermato un membro del Parlamento. “Mi assicurerò di dar seguito al discorso e di darle delle risposte in merito”, ha risposto freddamente Zuckerberg. “Qualcuno verrà presto per un’udienza completa per rispondere anche a più domande tecniche”, ha proseguito.

L’atmosfera combattiva alla conclusione della testimonianza indica che Facebook potrebbe incontrare in futuro dei regolatori irritati che potrebbero essere incoraggiati dalla loro delusione nei suoi confronti. Zuckerberg è forse riuscito a evitare di affrontare alcune tematiche importanti, anche grazie al modello di dibattito utilizzato, ma, di certo, non ha sedotto molto i legislatori europei.

Zuckerberg  al Parlamento Europeo: aumentermo i posti di lavoro in Europa

In parallelo Facebook sta cercando di sedurre l’Europa in generale e l’opinione pubblica con l’affermazione che aumenterà i posti di lavoro nel vecchio continente, creando migliaia di nuovi mansioni presso gli uffici in tutta Europa.

Nella dichiarazione di apertura del CEO di Facebook al Parlamento europeo, Zuckerberg ha infatti sottolineato l’impegno della sua azienda in Europa, facendo riferimento alla sede europea in Irlanda e a un laboratorio di ricerca sull’intelligenza artificiale a Parigi.

Facebook ha inoltre uffici in 12 città in tutta Europa.

Facebook assumerà 10.000 persone in Europa

“Entro la fine del 2018, Facebook impiegherà 10.000 persone in 12 città europee, rispetto alle 7.000 di oggi”, ha affermato Zuckerberg. “E continueremo a investire in Europa nei prossimi anni.”

Questa enfasi sulle assunzioni fa eco agli sforzi di Facebook negli Stati Uniti, dove il social network ha promesso di assumere 10.000 nuovi dipendenti per la sicurezza e la moderazione dei contenuti entro la fine del 2018.

Zuckerberg al Parlamento Europeo ha parlato di AI

L’amministratore delegato di Facebook ha anche parlato dell’uso e del miglioramento degli algoritmi AI per monitorare meglio gli utenti dei social network ed è proprio questo uno dei settori in cui l’azienda investirà, anche in Europa, a quanto pare.

“Credo profondamente in quello che stiamo facendo e quando affronteremo queste sfide, so che guarderemo indietro e vedremo come aiutare le persone a connettersi e dare a più persone una voce sia una forza positiva qui in Europa, come in tutto il mondo”, ha detto Zuckerberg all’UE.

Di certo rimangono aperte molte domande a cui Zuckerberg non ha dato ancora risposta durante il dibatitto con i rappresentanti dell’Unione Europea.

Ecco il video della testimonianza presso l’UE, come riportato da CNN Money:

Facebook CEO Mark Zuckerberg testifies before EU Parliament

Facebook CEO Zuckerberg is testifying before European Parliament, and he is expected to face questions about privacy and the Cambridge Analytica data scandal.

Posted by CNN Business on Tuesday, May 22, 2018

 

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Zuckerberg al Parlamento Europeo, cosa ha detto (poco) - Ultima modifica: 2018-05-23T10:29:36+00:00 da Francesco Marino

Giornalista esperto di tecnologia, da oltre 20 anni si occupa di innovazione, mondo digitale, hardware, software e social. È stato direttore editoriale della rivista scientifica Newton e ha lavorato per 11 anni al Gruppo Sole 24 Ore. È il fondatore e direttore responsabile di Digitalic

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