Chi sono gli haters ? Perché si comportano così. Il 50% delle persone non è d’accordo con te. Quando scrivi sui social, arrivano le critiche e se pubblico aumenta, arrivano gli hater.
Chi sono Gli Hater? Per capirlo abbiamo riunito 5 esperti Una tavola rotonda con 5 esperti che conoscono chi sono gli hater e si intendono del fenomeno dell’odio online, 5 slashers che hanno idee ed esperienza sul tema degli haters, ci spiegano perché gli haters si comportano così, qui tutti consigli su cosa fare quando se ne incontra uno
*Di Matteo Ranzi
Indice dei contenuti
Haters Significato
Secondo la Treccani gli haters sono “Chi, in Internet e in particolare nei siti di relazione sociale, di solito approfittando dell’anonimato, usa espressioni di odio di tipo razzista e insulta violentemente individui, specialmente se noti o famosi, o intere fasce di popolazione (stranieri e immigrati, donne, persone di colore, omosessuali, credenti di altre religioni, disabili, ecc.)”
Haters Wikipedia
Secondo Wikipedia il significato di hater è il seguente: “Nel gergo di internet un hater (in inglese “(persona) che odia”) è un’utenza aggressiva che, approfittando dell’anonimato conferito dall’uso di internet, insulta violentemente dei soggetti, solitamente famosi, o intere fasce di popolazione per motivi sociali, etnici o culturali. In taluni casi, l’hater può essere oggetto di denuncia per diffamazione, minacce, molestie o stalking. La parola hater deriva dall’inglese antico hatian, proveniente a sua volta dal norvegese hate, che deriva a sua volta dal proto proto-germanico hatojanan. L’etimologia di quest’ultimo lemma viene fatta risalire al protoindoeuropeo”.
Chi sono gli Haters
Il 50% delle persone non è d’accordo con te. Quindi quando dici la tua nei social, arrivano le prime critiche. E quando il tuo pubblico aumenta e inizi ad avere successo, arrivano loro: gli hater. Provocano, deridono, diffamano e insultano. Alcuni lo fanno per interessi economici o di altra natura, la maggior parte solo perché frustrata e incapace di creare qualcosa di valore. Più cresci, più la loro frustrazione s’impenna e iniziano gli attacchi.
Perché, come scrive Rudy Bandiera in “Condivide ed Impera”, l’unico modo che ha un nano per diventare alto, è salire sulle spalle di un gigante. Che fare? Il dialogo è inutile e mandarli al diavolo anche, perché alimenteresti il loro momento di gloria. Alcuni dicono di eliminarli e altri di lasciare i commenti, se non eccessivi, e fregarsene.
Così ho coinvolto su questo tema 5 slashers (professionisti appartenenti al progetto “Slashers” creato da Marco Montemagno) ed ecco cosa mi hanno raccontato.
L’hater è indice di successo. Ce li hai? Sei sulla strada giusta! Peccato che, pur non avendo spesso nulla di personale contro di te, sono fastidiosi come pappataci e pungenti come tafani.
Perché ci sono gli Haters?
LUCA Mazzucchelli: Se preghi per la pioggia, aspettati il fango. C’è poco da fare: sui grandi numeri qualcuno cui non stai particolarmente simpatico lo trovi.
FEDERICA Benassi: L’esistenza degli hater è nella natura delle cose, esistono anche nella vita privata, sono intorno a noi, solo che nel mondo offline sono meno visibili e quasi sempre si nascondono nell’ombra.
FABIO Ferrante: Bisogna gestire l’istinto di confronto: chi riesce lo tramuta in voglia di fare e cresce a sua volta. Chi non riesce, lo usa come valvola di sfogo per le proprie frustrazioni. Essere hater è il nuovo “Vorrei ma non posso”.
Non tutti i commenti pungenti arrivano da haters. Alcuni sono punti di vista diversi dal nostro espressi in modo forte, diretto e polemico, ma gestibili con il dialogo.
Chi sono gli Haters e chi i rompiscatole?
LUIGI Baccaro: Se vengo insultato, blocco direttamente l’utente dalla pagina, se invece una persona esprime il suo pensiero criticandomi, valuto se la critica è costruttiva oppure no. In caso negativo, rispondo con una faccina sorridente o un pollicione.
FEDERICA Benassi: Normalmente un rompiscatole ti attacca sui contenuti, a volte si tratta solo di personaggi che amano criticare (spesso sono concorrenti). Mentre un hater, soprattutto se si entra in contraddittorio, tende ad attaccarti sul personale. Proprio perché odia te e il tuo (eventuale) successo, non tanto quello che dici o fai.
FRANCESCA Sofia: In generale, non dedico tempo ed energie se i commenti sono ostili, aggressivi o radicali: qualsiasi tentativo sarebbe totalmente improduttivo. Elimino e banno. In caso contrario, replico e argomento.
FABIO Ferrante: Si tratta di parentela stretta. L’ hater vuole essere un rompiscatole. Io uso l’ironia, sdrammatizzo, de-complottizzo e solitamente evito giri di parole badando al sodo. Quando vedo che non c’è speranza, a quel punto ignoro.
Ok, una volta che hai individuato che hai davanti un hater verace, il desiderio innato di spaccargli la tastiera in testa sta per possederti. Ma poi arriva l’angioletto che dalla tua spalla ti suggerisce la non violenza. E ha ragione. Ma come si affronta la situazione?
Se sei in una community coesa di cui sei leader autorevole, non servirà fare nulla perché sarà il tuo pubblico a sistemare gli hater. Negli altri casi all’inizio ero illuso e cercavo il confronto. Poi ho incontrato il mio primo vero hater: un profilo di un ragazzo armato che dava fuoco a dei cassonetti della spazzatura a Bari e voleva, in dialetto pugliese, farmi saltare in aria. Allora ho capito che bannare è la mia soluzione. Ma non tutti la pensano così.
Cosa fare con gli haters, le regole
LUIGI:
1) Ho la consapevolezza che ci saranno sempre e non do peso a quello che scrivono
2) Nel caso in cui la critica fosse costruttiva la prenderei in considerazione ed eventualmente ringrazierei la persona che me l’ha fatta
3) Rispondere con una faccina sorridente o un pollicione
LUCA:
1) Mi chiedo se quella persona sta facendo una critica costruttiva o ha solo voglia di infangarmi
2) Penso a quale può essere il bisogno che muove quella persona a dirmi certe cose
3) Se necessario faccio autocritica, in alternativa vado per la mia strada
FRANCESCA:
1) Valuto il commento, cosa dice, come è scritto, la persona: studio il profilo
2) Valuto i potenziali benefici e i costi di una risposta in base alla persona e all’argomento che solleva
3) Alla “follia” non dare seguito
Ti sei tolto dalle scatole l’hater: lo hai arginato o bannato dalla tua pagina. Ma non è sempre la fine, a volte proseguono con attacchi a te ma su pagine e gruppi social diversi dai tuoi.
Cosa fare con gli attacchi degli haters su altre pagine
FABIO: Sorrido. Perché oltre a fare quel che fai, non lo riesci a fare in maniera diretta. A quel punto, visto che sono “confident” sulla genuinità del mio operato e certo del fatto che il manto stradale sia privo, nel limite del possibile, di buche… evito di commentare e lascio ad altre persone presenti l’opportunità di confrontarsi con il “mago da tastiera” di turno.
FEDERICA: Entro nella discussione, sempre con la massima tranquillità, solo se si passano limiti non più accettabili. Non possiamo piacere a tutti, ma il rispetto e l’educazione si possono almeno chiedere, se non pretendere.
LUCA: In generale lascio che sia la community a fare il suo lavoro. Quando hai un buon brand e una personalità credibile, qualcuno che ti difende, solitamente, lo trovi. E questo vale sia sulla tua pagina che altrove.
La gente tende a dimenticare che i social hanno regole simili alla realtà. Se uno commette un reato nei social, tipo la diffamazione, è perseguibile per legge.
Facebook applica regole sue, che a volte comprendo poco. Per esempio, a delle minacce chiare di morte che ho ricevuto in un commento a giugno, mi hanno risposto che erano dispiaciuti ma il loro regolamento non prevedeva di bannare né il commento, né l’autore. Ma la polizia postale ragiona diversamente.
Quando bisogna denunciare un hater?
FABIO: Vedi, l’online fornisce anche degli ottimi strumenti per ignorare e non alimentare polemiche. Perchè spesso basta essere un tantino lungimiranti per sapere con chi si ha a che fare.
FRANCESCA: Non mi è mai capitato in ambito social. Ma un’esperienza non-social mi ha insegnato che le azioni legali possono essere una gran perdita di tempo (infatti non le ho intraprese) e che il fango è soggetto alla corrente di risacca: torna indietro trascinando con sé tutto ciò che incontra.
LUCA: Tendenzialmente direi di evitare. Non diamo loro più potere di quello che già hanno. Meglio investire i nostri sforzi sul creare contenuti di valore che facciano appassionare più persone possibili a quanto diciamo e come lo diciamo.
LUIGI: Sicuramente una critica fatta da una persona che ha visibilità in ambito social media, la prenderei maggiormente in considerazione rispetto ad una fatta chi utilizza i social unicamente per attaccare. In questo caso passerei ad azioni legali se venisse infangato il mio nome.
*Matteo Ranzi. A 13 anni decide: da grande avrà un’agenzia pubblicitaria, come Guido Nicheli nel film “Yuppies”. Nel 2000 si laurea in Bocconi ed entra in Ingram Micro. In meno di 3 anni diventa il più giovane Business Manager della distribuzione Ict e 2 anni più tardi è alla guida del Trade Marketing. Maggio 2009, il momento è arrivato: firma le carte dal notaio e fonda Mille Ottani, l’agenzia marketing di cui è titolare. Negli anni successivi oltre 60 tra Vendor, Distributori e Rivenditori lo scelgono per prendersi cura della loro comunicazione e per realizzare progetti innovativi come “Futura”. La sua passione sono le auto. Vorrebbe guidarle tutte. Anche la tua. E nel suo studio ha appeso un quadro con Guido Nicheli, da cui prende ispirazione ogni giorno per creare le sue mucche viola.