Con l’entrata in carica di Alessandro La Volpe, IBM Italia si prepara a una nuova fase di crescita. La missione è coniugare tecnologia, responsabilità e sostenibilità per aiutare le imprese italiane a crescere grazie all’AI.
Alessandro La Volpe è stato recentemente nominato Amministratore delegato di IBM Italia. Si tratta di una svolta importante nella leadership di IBM Italia, che premia una carriera “organica”, dato che ha ricoperto diversi ruoli all’interno dell’azienda, in un percorso costante di crescita.
Appena insediato ha voluto chiarire la direzione in cui andrà il suo impegno, parlando di tecnologia responsabile, impegno per la diffusione delle competenze, innovazione aperta e sostenibile.
In questa intervista ha raccontato a Digitalic non solo i programmi di IBM, ma anche il suo approccio etico all’intelligenza artificiale.
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Alessandro La Volpe, la nomina ad Amministratore delegato di IBM Italia
Congratulazioni per la nomina ad Amministratore delegato di IBM Italia. Cosa significa per lei?
La nomina ad Amministratore Delegato di IBM Italia rappresenta per me una tappa fondamentale del mio percorso professionale. Dopo quasi 28 anni di esperienza in azienda, posso dire di aver costruito un profilo ricco e diversificato, con un buon bilanciamento tra esperienze nazionali e internazionali.
Negli ultimi tre anni, ho avuto l’opportunità di lavorare nel team Global della Corporation, un’esperienza unica che mi ha permesso di ampliare ulteriormente le mie competenze. Ho potuto operare in diversi ambiti: commerciale, al servizio dei clienti, nello sviluppo di soluzioni hardware e software, con i nostri business partner, nelle vendite digitali e nel marketing. Tutte queste esperienze mi hanno permesso di avere una visione completa e complementare dei vari aspetti del business.
Questa nomina mi offre l’opportunità di rientrare in Italia e di avere l’onore di guidare una squadra che conosco bene. Anche se il contesto è nuovo, sono entusiasta di lavorare con un gruppo di persone competenti in un momento in cui la strategia di IBM è chiara, coerente e riconosciuta dal mercato.
È una grande opportunità per portare il team al livello successivo e affrontare con successo le sfide presenti e future. Sono pronto a mettere a frutto tutte le competenze acquisite nel corso degli anni per contribuire al prossimo capitolo di crescita e innovazione per IBM Italia.
Quali saranno le sue principali priorità nel guidare IBM Italia?
Alessandro La Volpe: Innanzitutto, l’implementazione efficace della strategia IBM nel territorio italiano, in stretta collaborazione con i nostri clienti, i partner dell’ecosistema e con le istituzioni. La strategia IBM si basa su due pilastri tecnologici fondamentali: il cloud ibrido e l’intelligenza artificiale.
Il primo pilastro, il cloud ibrido, si è dimostrato una scelta vincente grazie alla capacità di IBM di rispondere alle esigenze del mercato con soluzioni flessibili e scalabili. In particolare, l’acquisizione di Red Hat è stata una mossa strategica essenziale. Red Hat OpenShift, con il suo forte sostegno all’open source e alla containerizzazione, permette di sfruttare al meglio i vantaggi del cloud ibrido, facilitando la trasformazione digitale delle aziende.
Il secondo pilastro è l’intelligenza artificiale, non solo come tecnologia, ma come strumento per aiutare i clienti ad adottare queste tecnologie rivoluzionarie. La nostra offerta combina sia l’elemento tecnologico che quello consulenziale, mettendo a disposizione dei clienti soluzioni complete per affrontare le sfide della trasformazione digitale.
In concreto, il mio obiettivo sarà rendere fruibili le tecnologie più avanzate per le imprese italiane, garantendo che possano beneficiare appieno delle potenzialità del cloud ibrido e dell’intelligenza artificiale. Lavorerò per assicurare che IBM Italia sia un partner di fiducia nel percorso di innovazione delle aziende, pubbliche e private, supportandole nella loro crescita e nel raggiungimento dei loro obiettivi strategici.
In sintesi, la mia responsabilità sarà quella di declinare la strategia globale di IBM in Italia, mettendo le tecnologie e le competenze di consulenza al servizio del mercato italiano, per abilitare una trasformazione digitale efficace e sostenibile nel tempo.
L’impegno per l’AI resposabile
Appena nominato ha parlato di innovazione e AI responsabile come uno dei suoi obiettivi principali. Cosa significa?
Alessandro La Volpe: Capisco che parlare di innovazione e di intelligenza artificiale (AI) responsabile è molto ampio, ma possiamo focalizzarci su alcuni punti chiave per dare un senso coerente al messaggio. Quando si discute di generative AI (intelligenza artificiale generativa), ci troviamo di fronte a diverse variabili e complessità. Una delle principali problematiche è il grande consumo di risorse, che ha un impatto sia ambientale che economico. Molte aziende, specialmente in Italia, sono ancora nella fase di prototipizzazione e non sono completamente consapevoli degli impatti ambientali e dei costi associati alla transizione verso l’adozione su larga scala.
Un altro aspetto cruciale dell’innovazione responsabile riguarda la fiducia e la trasparenza. Con tecnologie come la generative AI, è fondamentale comprendere come funzionano questi sistemi, come prendono decisioni, e se ci si può fidare dei risultati. Sin dalle prime sperimentazioni con Watson, abbiamo investito in questa direzione, promuovendo il concetto di “trust and transparency”. È essenziale che anche chi non è esperto di tecnologia possa comprendere come un algoritmo arriva a determinate conclusioni, soprattutto quando si parla di automazione dei processi. Tutto questo ci ha portato al nuovo capitolo della AI, quello di watsonx.
Per IBM, questo impegno non è nuovo. Ci siamo sempre focalizzati sui principi etici connessi all’intelligenza artificiale. Un esempio concreto è stata la nostra collaborazione con il Vaticano: siamo stati, infatti, tra i primi a sottoscrivere la Rome Call for AI Ethics, un impegno formale sull’AI etica insieme alla Pontificia Accademia per la Vita.. Accogliamo con favore e sosteniamo l’AI Act, essendo tra i fondatori dell’AI Alliance, una comunità globale che discute temi di sviluppo e adozione responsabile.
Bisogna anche considerare che gli LLM (Large Language Models) sono addestrati su enormi volumi di dati e quando si entra nella dimensione aziendale. Il rischio di violare il copyright è concreto. Cosa succede in quel caso, contrattualmente? IBM, come per tutto il software, si assume la responsabilità per le violazioni dei diritti di proprietà intellettuale di terze parti, totale e illimitata di tutelare i clienti, assicurando che l’addestramento dei nostri modelli e la selezione di quelli open source sia fatto nel rispetto della proprietà intellettuale: sul nostro modello Granite, ci assumiamo la piena responsabilità.
L’intelligenza artificiale in Italia secondo Alessandro La Volpe
Come si sta sviluppando l’adozione dell’intelligenza artificiale e delle nuove tecnologie nel tessuto imprenditoriale italiano?
Alessandro La Volpe: La situazione in Italia riflette in larga misura le dinamiche osservate a livello globale, ma con alcune peculiarità accentuate nel nostro contesto nazionale. L’adozione delle nuove frontiere tecnologiche, in particolare l’intelligenza artificiale generativa, è principalmente guidata dalle grandi aziende. Questo crea una dicotomia significativa in un paese caratterizzato da un tessuto economico composto prevalentemente da piccole e medie imprese.
Attualmente, ci troviamo ancora in una fase di sperimentazione e prototipazione, piuttosto che di adozione diffusa e coraggiosa. Questa situazione solleva la questione: cosa serve per accelerare questo processo? Non possiamo permetterci di perdere terreno sul fronte della competitività.
La barriera principale, innegabilmente, è quella delle competenze. Tutte le analisi, sia a livello nazionale che internazionale, concordano su questo punto. Le aziende che desiderano intraprendere un percorso di trasformazione basato sull’intelligenza artificiale spesso non dispongono delle competenze necessarie e faticano a reperirle sul mercato.
Inoltre, esistono barriere culturali significative. È interessante notare come l’adozione dell’AI generalmente riceva una spinta top-down all’interno delle organizzazioni. Questo approccio, seppur sorprendente, può talvolta creare resistenze interne, rallentando il processo di adozione. Diverso sarebbe se fossero le funzioni aziendali a chiedere strumenti per aumentare la loro produttività con la GenAI.
Un aspetto cruciale dell’adozione delle nuove tecnologie è lo sviluppo delle competenze, sia a livello globale che nazionale. A questo proposito, abbiamo implementato numerosi programmi in Italia e continueremo a promuoverli attivamente. Offriamo formazione gratuita attraverso oltre 1.000 moduli disponibili online, anche in italiano, per studenti e professionisti. Questi moduli coprono una vasta gamma di competenze e applicazioni e fanno parte del nostro programma “IBM SkillsBuild”.
Ad oggi, possiamo vantare oltre 7 milioni di studenti iscritti ai nostri corsi gratuiti, un traguardo significativo che rappresenta una parte fondamentale della nostra missione. Questi risultati dimostrano il valore di promuovere un’adozione consapevole delle tecnologie innovative e di potenziare le competenze dei nostri utenti nel mercato.
In un mercato così dinamico come quello dell’AI, di cosa hanno bisogno le aziende?
Alessandro La Volpe: Di qualcosa che sia davvero utile alla lora attività. Attualmente, meno dell’1% dei dati aziendali è stato utilizzato a livello mondiale per l’addestramento di Large Language Model (LLM), e posso garantire che l’Italia non fa eccezione. Questo implica che molti dei modelli in circolazione, che stanno riscuotendo grande successo nel settore consumer, sono basati su dati generalisti, prevalentemente pubblici e spesso pieni di allucinazioni. Quando si tratta della sfida di percorrere “l’ultimo miglio” all’interno delle aziende, lo sforzo richiesto è notevole, ma un LLM ha valore per un’azienda solo se viene addestrato con dati specifici della stessa organizzazione. Questo indica che siamo solo agli inizi del percorso di adozione dell’AI da parte delle imprese. Per accelerare questo processo, servono competenze e tecnologie avanzate, aperte e affidabili. Il nostro Large Language Model rappresenta una risposta alla necessità di uno sviluppo tecnologico rapido ed efficace per le aziende. In linea con la nostra scelta strategica, abbiamo adottato l’open source e questo approccio offre vantaggi significativi, tra cui la trasparenza e la possibilità di collaborare a livello globale con le comunità degli sviluppatori.
L’open source si è dimostrato un catalizzatore fondamentale per l’innovazione e la diffusione di nuove tecnologie, e le soluzioni IBM in ambito AI possono trarre vantaggio da una rete globale per accelerare il processo di creazione e perfezionamento del software.
L’apertura del progetto non è semplicemente una scelta metodologica, ma riflette una filosofia più profonda che c’è in tutta l’azienda. Questa decisione si basa su due principi fondamentali: in primo luogo, incarna l’ethos dell’organizzazione, rispecchiando un impegno verso la trasparenza e la collaborazione; in secondo luogo, rappresenta una strategia consapevole per massimizzare l’adozione e l’impatto del modello proposto.
Il nostro LLM Granite si distingue per la sua architettura ottimizzata, concepita per soddisfare le esigenze del mondo aziendale. La sua caratteristica principale è l’efficienza nell’utilizzo dei dati: Granite è stato progettato per raggiungere prestazioni competitive con un volume di dati significativamente ridotto rispetto ai modelli convenzionali.
Questa particolarità si adatta perfettamente con le necessità del mondo aziendale, dove la qualità e la pertinenza dei dati spesso prevalgono sulla mera quantità. Inoltre va considerato anche il miglioramento incrementale. Si può migliorare il sistema anche ampliando gradualmente il LLM, senza la necessità di partire da una base omnicomprensiva delle esigenze aziendali e la possibilità di intervenire migliorandolo assicura che sia sempre aderente alle esigenze dell’impresa.
Poter addestrare un LLM su un minore quantitativo di dati, ma più specifici, garantisce ottimi risultati con un consumo inferiore di tempo, di energia, di complessità. Si accelera dunque anche l’adozione dell’AI per le PMI visto che i risultati arrivano prima e portano rapidamente a scalare i progetti.
E IBM adotta al suo interno l’AI e le tecnologie che propone?
Alessandro La Volpe: Noi in IBM ci consideriamo il “cliente zero” delle tecnologie e pratiche ESG che proponiamo ai clienti. Dal punto di vista della credibilità e della concretezza, possiamo portare la nostra esperienza diretta come esempio. Essendo un’azienda con svariate centinaia di migliaia di dipendenti in tutto il mondo, è fondamentale per noi adottare internamente le stesse tecnologie e pratiche che raccomandiamo ai nostri clienti.
Abbiamo diverse iniziative che condividiamo come referenze. Permettetemi di citarne alcune che ritengo particolarmente interessanti. Per esempio, nel campo dell’Intelligenza Artificiale, abbiamo integrato queste tecnologie nei nostri processi HR, ottenendo notevoli miglioramenti.
Molti dei processi che prima erano affidati al supporto HR con funzioni semi-amministrative sono stati assegnati al sistema AI “Ask HR”.
Inizialmente forniva risposte ai dipendenti su domande quali: “Cosa prevede la normativa sulle note spese per questa pratica?”, “Qual è il processo da seguire per promuovere un dipendente?”.
Con il passare del tempo, “AskHR” è evoluto diventando una piattaforma in grado di automatizzare i processi ed eseguire compiti. Oltre a fornire risposte, gestisce operazioni per conto di dipendenti, manager, e dirigenti. Reportistica, documentazione e altro ancora.
L’adozione dell’AI ha accelerato notevolmente i nostri processi interni negli ultimi anni, e crediamo che possa essere altrettanto vantaggiosa per le altre aziende.
Queste esperienze non solo dimostrano la nostra competenza nell’innovazione, ma ci permettono anche di fornire ai clienti soluzioni reali e testate, garantendo efficacia e affidabilità.
Abbiamo anche un approccio unico all’innovazione che arriva dal basso, come nel caso della recente “watsonx Challenge”. Si è trattato di una competizione aperta a tutti i dipendenti della Corporation, che ha invitato a formare delle squadre per risolvere dei problemi riguardanti 4-5 temi principali, come il miglioramento della produttività, il mondo della governance, il mondo dei dati, l’AI e il coding.
La sfida è stata quella di creare dei team e sviluppare soluzioni innovative in questi ambiti. Le squadre potevano utilizzare l’AI o creare soluzioni basate sull’AI, come ad esempio strumenti per il Coding Development.
Successivamente, l’adozione delle idee proposte è stata supportata dal CEO Arvind Krishna e dal suo team, che ha partecipato attivamente alla competizione. Per di più, un collega italiano è stato tra i pochi premiati, il che rappresenta una grande soddisfazione.
Ma cosa ci riserva il futuro? Alessandro La Volpe lo spiega così: “Assisteremo a vere e proprie innovazioni in grado di accelerare la produttività attraverso l’automazione dei processi, ed è lì che l’AI generativa avrà un ruolo cruciale. Quando analizzerete gli investimenti e gli annunci futuri di IBM, vi accorgerete che il focus sarà sulla creazione di hub cloud e sull’automazione, grazie a software avanzati in tutte le applicazioni rese possibili dall’IA generativa.
Stiamo concentrando i nostri sforzi non solo sulla ricerca in tecnologie di base, come il quantum computing o i microprocessori, ma anche sull’integrazione dell’intelligenza artificiale nei software di automazione. Questo approccio rappresenta una sfida e un’enorme opportunità. Intendiamo portare queste soluzioni sul mercato attraverso il nostro ecosistema di partner e alleanze, poiché crediamo in un’AI che sia aperta, collaborativa e supportata da un impegno collettivo.
Non ci fermeremo solo alla competizione tra modelli di linguaggio, ma promuoveremo la pluralità di attori che entrano in gioco nel mondo dell’intelligenza artificiale. La nostra scommessa è adottare un approccio simile all’open source, al cloud ibrido, sostenendo la comunità degli sviluppatori e promuovendo un’adozione graduale e condivisa. Questo è il nostro modo di vedere il potenziale delle tecnologie emergenti”.