MiMoto, la startup italiana raccontata dai fondatori

MiMoto è una startup italiana fondata da tre giovani creatori hanno realizzato un’azienda per noleggi di scooter elettrici aperta a tutti

MiMoto è la startup che punta sugli scooter elettrici per cambiare la mobilità nelle città italiane.

Dopo car e bike sharing (i servizi che via app permettono di noleggiare per un breve periodo di tempo auto e bici) è l’ora degli scooter grazie a MiMoto. D’altronde le due ruote sono uno dei mezzi più usati in Italia e per questo l’idea di tre giovani inventori sta diventando una storia di successo. Operativo già a Milano, Torino e Genova con ottimi riscontri, MiMoto mette a disposizione scooter elettrici funzionali e leggeri che possono essere guidati da chi ha compiuto 18 anni e ha la comune patente B. Vittorio Muratore, uno dei fondatori, ha risposto ad alcune domande.

MiMoto

MiMoto: la startup raccontata dal fondatore Vittorio Muratore

La storia di MiMoto

Qual è la storia dell’azienda e dei suoi fondatori?

MiMoto ha tre soci fondatori che hanno background molto diversi tra loro. Il team è stato fondato con competenze diverse proprio per provare a coprire quante più aree di un’azienda. Io ho lavorato nel marketing e servizi on demand; Alessandro Vincenti, nato e vissuto in Centro America e USA, ha lavorato in studi legali internazionali tra Roma e Milano; Gianluca Iorio, napoletano, proviene dal mondo della consulenza manageriale.

Come e perché è nata l’idea di MiMoto?

L’idea nasce dalla nostra mente di studenti fuorisede che, stimolata dalla rivoluzione importata dal car sharing, ha pensato di replicare lo stesso progetto ma con mezzi a due ruote ed ecosostenibili. All’epoca, tutti e tre under 30, guardando con speranza al futuro, non abbiamo pensato nemmeno per un momento a sviluppare il progetto con mezzi a motore endotermico. Lo spirito imprenditoriale, il coraggio nel lasciare i nostri precedenti lavori con lo scopo di fare innovazione sono stati gli altri ingredienti della ricetta.

Come sono stati trovati i finanziamenti e perché si è scelto Askoll (ditta italiana produttrice di escooter) come fornitore?

Ci siamo dapprima autofinanziati e poi siamo stati bravi e fortunati a trovare imprenditori che hanno creduto nel team e nel progetto e ci hanno dato i primi capitali per lanciare al pubblico. Askoll è stato scelto perché all’epoca il miglior prodotto. Nasce per il privato, è stato poi MiMoto a trasformarlo nella versione sharing. Il made in Italy è un vantaggio enorme sia in termini di qualità, sia in termini di comunicabilità, senza contare le comodità logistiche rispetto ad avere un fornitore cinese. Anche in questo caso, in casa MiMoto stiamo già guardando al futuro e puntiamo ad una flotta ibrida, al fine di completare l’offerta della nostra utenza.

MiMoto tariffe

MiMoto

 

Le tariffe sono uguali in tutte le città e come vengono decise?

Ci siamo posizionati sotto la tariffa del car sharing nonostante non si perda tempo nel traffico o cercando parcheggio. La logica è “più noleggio, meno pago”, offrendo alla nostra utenza vantaggiose tariffe orarie e giornaliere, nonché dei pacchetti speciali: un prepagato che abbatte il costo al minuto e al tempo stesso fidelizza il cliente. Stiamo però già pensando al futuro, puntiamo verso il “dynamic pricing”: un domani non troppo lontano, il prezzo della corsa sarà dinamico in base a tante variabili: orario, punto di prelievo, di rilascio, momenti particolari come scioperi, meteo e altri fattori.

L’azienda si occupa anche di B2B; in che modo?
Abbiamo convenzioni con tantissime aziende che fanno noleggiare a prezzi scontati i nostri scooter ai propri dipendenti e ci siamo inventati la cosiddetta “mobility partnership” in cui promuoviamo gli eventi territoriali come mostre, fiere e concerti e ora siamo al lavoro sul cosiddetto mercato del “last mile delivery“.

MiMoto città

Come vengono raggiunti gli accordi con le amministrazioni comunali?

MiMoto è patrocinata da tutti e tre i Comuni in cui il servizio è presente e i rapporti con le pubbliche autorità sono molto stretti. D’altronde non si trova un motivo per cui un servizio come quello di MiMoto che si pone al fianco alle municipalità per combattere smog, inquinamento acustico e atmosferico, traffico e problemi di parcheggio possa essere respinto da Comuni che per altro finanziano il servizio. MiMoto è sì una realtà privata, ma fornisce un servizio pubblico ad integrazione del servizio pubblico stesso, pertanto sono i Comuni che bussano alla nostra porta per fortuna e non viceversa.

Fra car, bike sharing e monopattini perché gli utenti dovrebbero scegliere Mimoto?

Non crediamo nella competizione tra i vari servizi di sharing, ma nella mobilità integrata e nel discorso aggiungo anche mezzi pubblici e treni. Puntiamo ad avere una flotta ibrida a due e quattro ruote per soddisfare ogni tipo di esigenza. Abbiamo messo in sella ad un mezzo elettrico per la prima volta migliaia di persone in modo smart e divertente. Far provare loro questo tipo di esperienza del tutto nuova ed emozionante ha reso MiMoto il brand che è oggi.

Il futuro dello scooter sharing

Progetti per il futuro?

Abbiamo appena iniziato a divertirci. Era il 14 ottobre del 2017, sono passati da poco due anni da quando il primo scooter giallo girava nella città di Milano e oggi abbiamo aperto anche a Genova e Torino. Il nome significa “la mia moto” in spagnolo (e non MilanoMoto come qualcuno pensa), perché è la lingua più parlata al mondo e, fin da subito, noi tre fondatori abbiamo pensato a questo progetto in grande, tanto sognare non costa nulla. Il giallo invece deriva da una scelta ben precisa che ricopre più aspetti: da quello della sicurezza, dato che il colore è molto visibile in strada anche con condizioni di scarsa visibilità e poi perché inconsciamente ricorda i vecchi taxi italiani e gli attuali taxi di New York, sinonimo di mobilità. Siamo orgogliosi di quello che abbiamo fatto, ma consideriamo questo un punto di partenza, non un punto di arrivo. Vogliamo crescere, portare MiMoto in altre città italiane e poi oltreconfine.

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MiMoto, la startup italiana raccontata dai fondatori - Ultima modifica: 2019-10-26T08:44:55+00:00 da Andrea Indiano

Giornalista con la passione per il cinema e le innovazioni, attento alle tematiche ambientali, ha vissuto per anni a Los Angeles da dove ha collaborato con diverse testate italiane. Ha studiato a Venezia e in Giappone, autore dei libri "Hollywood Noir" e "Settology".

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