Dipendenza dalla tecnologia: 6 miti da sfatare

La dipendenza dalla tecnologia non è un vero problema, secondo il professore di psicologia Christopher J. Ferguson. Si parla molto di dipendenza dei giovani dalla tecnologia, ma ci sono molti concetti confusi: ecco 6 miti da sfatare che riguardano la dipendenza dalla tecnologia, la dipendenza da Internet

Ci sono diversi problemi relativi alla tecnologia, ma la dipendenza dalla tecnologia non è uno di questi, secondo il professore di psicologia Christopher J. Ferguson. Si parla molto di dipendenza dei giovani dalla tecnologia, ma ci sono molti concetti su cui si fa confusione: ecco sei miti da sfatare che riguardano la dipendenza dalla tecnologia, la dipendenza da internet e più in general il ruolo del digitale nella vita dei ragazzi e degli adulti.

Dipendenza dalla tecnologia

Dipendenza dalla tecnologia: 6 miti da sfatare

Dipendenza dalla tecnologia: 6 miti da sfatare

Quanto dovrebbero essere preoccupate le persone riguardo agli effetti psicologici del tempo passato sullo schermo? Un uso equilibrato della tecnologia, come altri aspetti della vita quotidiana, sembra ragionevole, ma vi sono un sacco di consigli contrastanti su dove dovrebbe essere questo equilibrio. Gran parte della discussione è incentrata sulla lotta alla dipendenza dalla tecnologia. Ma questo assomiglia più a una forma di panico morale, che dona voce a rivendicazioni spaventose basate su dati deboli o falsi.

Dipendenza dalla tecnologia

Ad esempio, nell’aprile 2018, il programma America Inside Out della giornalista televisivo Katie Couric si è concentrato sugli effetti della tecnologia sul cervello delle persone. L’episodio presentava il co-fondatore di un business che tratta la dipendenza dalla tecnologia. Quella persona paragonava la dipendenza dalla tecnologia con dipendenze dalla cocaina e da altri farmaci. Ha anche alluso all’idea che l’uso della tecnologia potrebbe portare a una perdita di memoria simile a quella determinata dalla malattia dell’Alzheimer. Altri, come lo psicologo Jean Twenge, hanno collegato l’uso di smartphone con il suicidio di teenager.

Dipendenza dalla tecnologia e da internet in adolescenza

Il noto psicologo Ferguson ritiene che la maggior parte di queste affermazioni terrorizzanti sulla tecnologia siano spazzatura. Ci sono molti miti comuni sulla dipendenza dalla tecnologia che meritano di essere sfatati dalla ricerca, quella vera.

1. La tecnologia non è una droga

Alcune persone hanno affermato che l’uso della tecnologia attiva gli stessi centri del piacere del cervello come per la cocaina, l’eroina o le metanfetamina. È vagamente vero, ma le risposte del cervello alle esperienze piacevoli non sono riservate solo a cose malsane.

Qualunque cosa divertente determina un aumento del rilascio di dopamina nei “circuiti di piacere” del cervello, sia che si tratti di fare una nuotata, leggere un buon libro, sostenere una buona conversazione, mangiare o fare sesso. L’uso della tecnologia causa un rilascio di dopamina simile ad altre attività normali e divertenti: dal 50% al 100% circa rispetto ai livelli normali. Insomma nulla che possa generare dipendenza dalla tecnologia.

La cocaina, al contrario, aumenta la dopamina al 350% e la metanfetamina al 1200%. Inoltre, recenti prove hanno trovato differenze significative nel modo in cui i recettori della dopamina funzionano tra le persone il cui uso del computer ha causato problemi nella loro vita quotidiana, rispetto ai tossicodipendenti. Ma credo che le persone che affermano che le risposte del cervello ai videogiochi e ai farmaci sono simili stanno cercando di paragonare lo sgocciolare di un rubinetto ad una cascata.

La dipendenza dalla tecnologia, studi poco affidabili

Anche i paragoni tra dipendenze tecnologiche e abuso di sostanze sono spesso basati su studi di imaging cerebrale, che a volte si sono rivelati inaffidabili nel documentare ciò che affermano i loro autori. Altri recenti studi di imaging hanno anche smentito affermazioni del passato secondo cui i giochi violenti desensibilizzavano i giovani cervelli, portando i bambini a mostrare una minore connessione emotiva con la sofferenza degli altri.

2. La dipendenza dalla tecnologia non è una cosa comune

Le persone che parlano di dipendenza dalla tecnologia spesso esprimono frustrazione nell’uso dello smartphone, o non riescono a capire perché i bambini giochino così tanto. Ma queste non sono vere dipendenze, che comportano significative interferenze con altre attività della vita come la scuola, il lavoro o le relazioni sociali.

La ricerca del professor Ferguson ha mostrato che il 3% dei gamer, o anche meno, sviluppa comportamenti problematici, come trascurare la scuola al punto che i voti ne soffrano. Molte di queste difficoltà sono lievi e vanno via per conto proprio con il tempo.

3. La dipendenza dalla tecnologia non è una malattia mentale

Al momento, non ci sono diagnosi ufficiali relative alla salute mentale legate alla dipendenza dalla tecnologia. Questo potrebbe cambiare: l‘Organizzazione Mondiale della Sanità ha annunciato piani per includere il “disturbo da gioco” nella prossima versione del suo Compendio internazionale delle Malattie.

Ma è una cosa molto controversa. Il professor Ferguson è tra i 28 studiosi che hanno scritto all’OMS per protestare, affermando che la decisione sia determinata da una cattiva interpretazione dei dati scientifici. L’OMS sembrava ignorare la ricerca che suggeriva che il “disturbo del gioco” è più un sintomo di altri problemi di salute mentale come la depressione, piuttosto che un disturbo autonomo.

Quest’anno, la divisione di psicologia e tecnologia dei media della American Psychological Association ha anche rilasciato una dichiarazione critica rispetto alla decisione dell’OMS.

La dipendenza dalla tecnologia non è un disturbo autonomo

Controversie a parte, i dati attuali non supportano le dipendenze tecnologiche come disturbi diagnosticabili come autonomi. Ad esempio, c’è lo studio di Oxford che ha scoperto che le persone che hanno un punteggio più alto in quella che viene chiamata la “dipendenza da gioco” non mostrano più problemi psicologici o di salute di altri. Ulteriori ricerche hanno suggerito che qualsiasi problema che i consumatori di tecnologia possono sperimentare tendono ad essere più miti di quanto accadrebbe con una malattia mentale, e di solito vanno via da soli senza trattamento.

4. La “ dipendenza dalla tecnologia ” non è causata dalla tecnologia

La maggior parte della discussione sulla dipendenza dalla tecnologia suggerisce che la tecnologia stessa sia ipnotica e danneggi il cervello normale. Ma la ricerca del professor Ferguson mostra che le dipendenze tecnologiche in genere sono sintomi di altri disturbi sottostanti come depressione, ansia e problemi di deficit d’attenzione. Normalmente gli studiosi non pensano che le persone depresse che dormono tutto il giorno abbiano una “dipendenza da letto” e non bisogna confondere un effetto con una causa.

Questo è di particolare interesse quando si considera chi ha bisogno di cure e per quali condizioni cliniche. Gli sforzi per trattare la “dipendenza dalla tecnologia” possono fare poco più che trattare un sintomo, lasciando intatto il vero problema.

5. La tecnologia non è l’unica a dare “ dipendenza ”

Molte persone esagerano con una vasta gamma di attività e queste attività includono l’uso della tecnologia, ma anche l’esercizio fisico, l’alimentazione, il sesso, il lavoro, la religione e lo shopping. Ci sono anche documenti di ricerca sulla dipendenza da danza, ma pochi di questi hanno diagnosi ufficiali. Ci sono poche prove che inducono a pensare che sia più probabile che la tecnologia sia sovrautilizzata rispetto a una vasta gamma di altre attività divertenti.

6. L’uso della tecnologia non induce al suicidio

Alcuni esperti hanno alluso a un recente aumento dei tassi di suicidio tra le ragazze adolescenti come prova di problemi con la tecnologia, come se la dipendenza dalla tecnologia ne fosse una causa. Ma i tassi di suicidio sono aumentati per quasi tutti i gruppi di età, in particolare per gli adulti di mezza età, per il periodo di 17 anni dal 1999 al 2016. Tale rialzo è apparentemente iniziato intorno al 2008, durante il collasso finanziario, ed è diventato più pronunciato da allora. Se si considera l’interezza dei fattori e dei dati si può notare come l’affermazione che gli schermi stiano causando più suicidi negli adolescenti è probabilmente falsa, ancor di più se si considera il fatto che il tasso di suicidi è molto più alti tra gli adulti di mezza età rispetto ai giovani. Sembra che ci sia un problema più grande nella società. Il tecnopanico potrebbe distogliere l’attenzione da altri ben più grandi problemi della società negli ultimi anni.

Dipendenza dalla tecnologia e suicido

Un recente articolo ha affermato di poter collegare l’uso dei dispositivi digitali alla depressione e al suicidio di adolescenti. Ma un altro studioso con accesso agli stessi dati ha rivelato che l’effetto non era più grande del legame tra mangiare patate e il suicidio. Questo è un problema: gli studiosi a volte fanno affermazioni spaventose basate su dati minuscoli che sono spesso falsate correlazioni statistiche, non effetti reali.

Dipendenza dei giovani dalla tecnologia

Ci sono problemi reali legati alla tecnologia, come i problemi legati alla privacy e le persone dovrebbero bilanciare l’uso della tecnologia con altri aspetti della loro vita – e Google ha appena lanciato un programma proprio per questo. Vale anche la pena tenere d’occhio la piccolissima percentuale di individui che ne fanno un uso eccessivo, ma le prove disponibili suggeriscono che le affermazioni relative a una crisi generalizzata e degli effetti tragici dell’abuso tecnologia, siano del tutto ingiustificate. Insomma la dipendenza dalla tecnologia non è un problema sociale reale.

 


Dipendenza dalla tecnologia: 6 miti da sfatare - Ultima modifica: 2018-05-30T07:48:33+00:00 da Francesco Marino

Giornalista esperto di tecnologia, da oltre 20 anni si occupa di innovazione, mondo digitale, hardware, software e social. È stato direttore editoriale della rivista scientifica Newton e ha lavorato per 11 anni al Gruppo Sole 24 Ore. È il fondatore e direttore responsabile di Digitalic

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