Gabriella Greison è la direttrice del Primo Festival della Fisica in Italia è anche scrittrice, fisica, drammaturga e attrice teatrale, giornalista. La sua grande passione? Raccontare la fisica in tutti i modi possibili
Gabriella Greison per molti è “la donna della fisica divulgativa italiana”. Per altri “la rockstar della fisica in Italia” e, ancora, “il volto rivoluzionario della scienza” o “l’influencer geniale”. È stata inserita da Digitalic nella lista delle 15 #Digiwomen del 2019 e i lettori, con i loro voti, l’hanno eletta la donna più influente in Italia per il digitale, la tecnologia, innovazione.
Dentro Gabriella Greison abita tutto questo. “Sono fiera di queste definizioni. Mi piacciono tutte. Sono un jukebox di storie, mi chiamano, selezionano la storia che vorrebbero ascoltare e io la racconto. La cosa bella è che man mano che passano gli anni le storie aumentano e io non ne dimentico una”.
AGGIORNAMENTO Le 15 donne italiane più influenti nel digitale Digiwomen 2023
Gabriella Greison, la sua storia
Come nasce tutto ciò?
Gabriella Greison: Il mio percorso nasce al liceo, quando chiedevo in giro cos’era la fisica e nessuno sapeva darmi una spiegazione. Per questo ho deciso di iscrivermi alla Facoltà di Fisica, perché era come entrare in possesso di informazioni segrete e far parte di un club esclusivo, di dotti. E così è stato. La Facoltà di Fisica è il posto più bello del mondo, ma nessuno te lo dice. Dopo la laurea ho lavorato due anni all’Ecole Polytechnique di Parigi, nei laboratori diretti da Francois Amiranoff, uno scienziato straordinario che mi ha fatto amare ancora di più la fisica. Così sono tornata in Italia con la voglia di raccontare a tutti quando è bella e divulgarla in modo semplice, come avviene in Francia. Ma all’inizio è stato molto difficile… Per fortuna oggi i tempi sono cambiati. E oggi ho creato una narrativa nuova, che prima non esisteva: racconto la fisica per tutti a teatro e nei miei romanzi. Tutto è nato da una storia…
Quale storia?
Gabriella Greison: C’è una foto che in qualche modo mi “ossessionava”, una famosa fotografia scattata nel 1927, a Bruxelles, dove sono ritratti i più grandi cervelli della storia al Congresso Solvay. Così sono andata a Bruxelles, ho fatto le mie lunghe ricerche ed è nato il mio romanzo di esordio nella divulgazione scientifica: “L’incredibile cena dei fisici quantistici” (nato quattro anni fa e in continua ristampa) dove ricostruisco una cena tra i più importanti fisici del XX secolo. Da lì, anche il mio primo spettacolo teatrale, “Monologo Quantistico”, che fino a oggi ha raggiunto 400 repliche. Da quel romanzo, ne sono seguiti altri sei e altrettanti spettacoli.
Gabriella Greison, Carriera
Fisica, giornalista e narratrice. Quale professione sente più vicina?
Gabriella Greison: Sono una narratrice naturale e la fisica è la mia più grande passione, oltre che formazione accademica. Poi ho l’istinto del cronista. Queste tre cose insieme le ho messe a frutto. E oggi sto realizzando i miei sogni.
Quanto sono stati importanti per la sua carriera gli studi in fisica?
Gabriella Greison: Fondamentali per la mia formazione. Essere fisici vuol dire avere un punto di vista diverso sulle cose, vuol dire essere privilegiati nel capire in fretta le situazioni, vuol dire avere un approccio scientifico. Un fisico sa generalizzare, è il fuoriclasse del problem solving. In particolare, io racconto la fisica quantistica e i fisici quantistici del XX secolo sono i miei amici immaginari. Le mie storie nascono grazie a loro.
Gabriella Greison e le donne
Donne e scienza: crede sia un binomio difficile?
Gabriella Greison: C’è ancora tanta strada da fare. Abbiamo abbattuto alcuni luoghi comuni e alcune barriere ma il percorso è ancora lungo. Tra i temi dei miei romanzi c’è quello delle donne della scienza. Ho pubblicato “Sei donne che hanno cambiato il mondo”, un saggio sulle sei scienziate che hanno segnato la storia che ha ancora un tale successo da replicarlo continuamente in teatro. Mi piace raccontare queste sei eroine dalle quali tutte noi oggi traiamo la forza per fare le cose e per realizzare i nostri sogni. Ed è proprio specchiandoci nelle loro vite che vediamo riflessa la parte di noi stesse della quale dobbiamo prenderci cura come il più prezioso regalo della vita.
Le donne sono spesso al centro dei suoi racconti…
Gabriella Greison: Sì, perché non sono mai raccontate abbastanza. Da quando ho iniziato a narrarle a teatro e nei miei romanzi ricevo tante testimonianze scritte di donne che mi raccontano le loro vicende personali… E io sono vicina e cerco di dare forza a tutte loro come, del resto, io attingo la forza dalle donne del passato e del presente. È uno scambio reciproco.
Quale social preferisce utilizzare per comunicare con i suoi follower?
Gabriella Greison: Utilizzo tanto i social. Su Instagram c’è un mondo bellissimo, soprattutto un pubblico giovane. Mi piace molto anche Facebook. Attraverso i miei video su Youtube riesco a dire alle nuove generazioni le cose in maniera molto forte. Twitter è out, lo usano solo i giornalisti. Anche se il mio sito -www.GreisonAnatomy.com – funziona meglio di qualsiasi social. I ragazzi lo frequentano continuamente e mi scrivono lunghissime e-mail…
Da scrittrice preferisce il libro cartaceo o ebook?
Gabriella Greison: Il cartaceo. Da quando però ho scoperto gli audiobook mi si è aperto un nuovo mondo. E poi registro anche i miei podcast. Su Audible ho pubblicato “Il cantico dei Quanti” dove racconto la fisica quantistica in 16 lezioni facili. A gennaio 2020 uscirà il mio secondo podcast su Marie Curie, la scienziata che ha vinto due Nobel e famosa per aver scoperto la radioattività.
Quale è il suo rapporto con la tecnologia?
Gabriella Greison: Mi piace tutto e sono sempre informata. Grazie alla mia esperienza e alle mie competenze spesso le aziende mi contattano per “speech” motivazionali per eventi, convention…
I suoi progetti futuri
Gabriella Greison: In America per raccontare la storia di Mileva Maric, una fisica, una sognatrice che presento nel romanzo e nel monologo “Einstein e io”. Una donna-simbolo per la quale mi sto battendo per l’attribuzione di una laurea postuma, negata a suo tempo da una società maschilista e sessista. Da gennaio, è in libreria il mio nuovo libro “Einstein forever”, nato dopo le mie ricerche a Princeton, in cui racconto gli ultimi vent’anni di vita di Einstein. Gli anni che l’hanno reso un mito.”