Il 5G è pericoloso? Tra rischi per la salute e bufale

Tante le preoccupazioni e le bufale che accompagnano l’arrivo della nuova connessione veloce: gli studi e i risultati per comprendere se il 5G è pericoloso.


Il nuovo standard delle connessioni veloci è accompagnato da preoccupazioni, dubbi e ansie circa la relativa nocività: tutto ciò che è stato fatto fino ad oggi per capire se il 5G è pericoloso.

5G pericoloso

5G pericoloso?

L’umanità si avvicina ad una delle più grandi rivoluzioni tecnologiche di sempre, con l’avvento del nuovo standard delle reti veloci che permette uno scambio di dati maggiore in sempre meno tempo.

Ma è davvero soltanto questo il 5G?

Cominciamo dall’inizio: in cosa consiste, se il 5G è pericoloso, e perché se ne parla così tanto negli ultimi tempi.

La rete veloce che rivoluziona la tecnologia

Quando si parla di 5G si fa riferimento ad un nuovo tipo di connessione che permette uno scambio di dati 10 volte più veloce rispetto al 4G, con latenze inferiori che si assestano intorno ad 1ms, contro i 30 ms attuali.
Questo non si traduce soltanto nella possibilità di scaricare o inviare più velocemente file attraverso la rete internet dal momento che, a dirla tutta, in molti casi per questo tipo di applicazione il 4G risulta già ampiamente sufficiente.

5G non è solo sinonimo di velocità: è soprattutto cambiamento, miglioramento possibile grazie alle nuove potenzialità offerte dalla rete veloce in tanti ambiti della nostra vita quotidiana.

I vantaggi della rete 5G

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Perché si parla del 5G come a una tecnologia in grado di realizzare scenari futuristici?
Grazie all’alta velocità del 5G nello scambio dei dati, e alla bassissima latenza, sarà possibile apportare migliorie a diversi settori.
Abbiamo spesso sentito parlare di Internet of Things, lavoro da remoto, auto a guida autonoma, smart city, realtà aumentata o virtuale e sanità. Ma tutto questo, non potrebbe progredire senza la connessione 5G: inoltre, l’automotive, la tutela ambientale, il turismo e la salute saranno solo alcuni dei settori in cui sarà possibile sperimentare le potenzialità della nuova connessione veloce.

Quel che è certo, è che la tanto professata rivoluzione non accadrà nel breve termine, ma sin da ora le preoccupazioni e i facili allarmismi individuano nel 5G una fonte nuova di rischi concreti per la salute.

Come funziona il 5G

Spettro frequenze UK

Per capire se il 5G è pericoloso, è necessario conoscerne il funzionamento: come riesce la nuova connessione veloce ad essere fulminea e ad avere il potenziale di fare tutte queste cose?

Il 5G ha un funzionamento diverso rispetto alle connessioni che sono state usate per i device mobili fino ad oggi: sfruttando uno spettro di onde radio molto alto, delle cosiddette onde millimetriche, il 5G è in grado di ottimizzare i processi di comunicazione dei dati, velocizzando le operazioni di scambio di informazioni.

Tutto questo, almeno per il momento, solo in teoria: le frequenze del 5G allo stato attuale e per una prima fase di attivazione saranno le stesse sfruttate dalle emittenti televisive (700 MHz), motivo per cui questa tecnologia ha spesso trovato ostacoli nello sviluppo poiché andrà ad occupare parte della banda utilizzata dalle televisioni.

Ma è a causa delle sopracitate onde millimetriche che l’opinione pubblica è piuttosto scettica e terrorizzata, riguardo i rischi per la salute dell’uomo in relazione al nuovo standard.
Nello specifico, le colpevoli di tante ansie e dubbi sulla pericolosità del 5G sono le radiazioni: o meglio le emissioni di onde elettromagnetiche e la creazione di campi elettromagnetici.

Il 5G fa male alla salute?

Con l’avvento del 5G sono in tanti a chiedersi se ci saranno più rischi per la salute: alcune delle più grandi preoccupazioni ruotano intorno al timore di insorgenza di malattie gravi quali tumori, interruzione del metabolismo cellulare, invecchiamento precoce o mutazioni genetiche.

Per capire se il 5G è pericoloso fino a questo punto, è bene tener presente una distinzione fondamentale: non tutte le “radiazioni” sono negative e possono mettere a rischio la salute dell’uomo.

A tal proposito, si distinguono in:

  • Radiazioni ionizzanti;
  • Radiazioni non ionizzanti.

Alla prima categoria appartengono ad esempio le emissioni dei raggi UV, dei raggi X e dei raggi gamma, capaci di provocare rotture dei legami chimici, che possono causare alcune delle problematiche sopra menzionate.
Al secondo tipo, appartengono le emissioni che, seppur assorbite dal corpo umano, non sono in grado di provocare mutazioni: siamo ad esempio nell’ambito delle onde emesse dagli elettrodomestici che abbiamo in casa, dal forno, dal microonde, ma anche dal phon o… dallo smartphone.

Sebbene da anni viviamo nel dubbio che possa esistere una correlazione tra l’uso dei telefoni cellulari e l’insorgenza di tumori – soprattutto cerebrali –, decenni di studi al riguardo non hanno ancora fornito una risposta chiara ed univoca.
Le accuse a carico delle “radiazioni” – più propriamente emissioni di onde elettromagnetiche – dei cellulari, dunque, non sono ancora verificate universalmente, tanto da portare diverse organizzazioni mondiali per la salute pubblica, come l’OMS, a non riscontrare evidenti legami: non ci sono ancora prove oggettive di pericolosità.

Gli studi condotti sulla cancerogenicità delle radiazioni cellulari

Prima che chiederci se il 5G è pericoloso, dunque, bisogna capire se questo tipo di “radiazioni” sia davvero nocivo come abbiamo sempre creduto.

Sembra superfluo riportare che intorno alla questione si sono sviluppate due fazioni completamente opposte ed antitetiche: da un lato scienziati che hanno condotto studi sull’esposizione a radiazioni, sostenitori della nocività delle stese, dall’altro scienziati e tecnici che obiettano la mancata incontrovertibilità dei risultati dei test.

In un momento storico come quello che stiamo vivendo, le paure e la morbosa attenzione a questo tipo di sperimentazioni è naturalmente tornata in auge, in concomitanza con l’introduzione della rete veloce 5G.

In realtà, è importante ricordare che le diverse tesi e gli studi sono stati condotti fin dagli inizi degli anni ‘90, con la diffusione dei primi telefoni cellulari, ma anche dei televisori a tubo catodico.

In particolare, si fa di recente riferimento ad uno studio decennale condotto dal National Toxicology Program, tenuto dal Professor John Bucher, Senior Scientist presso il National Institute of Environmental Health Sciences, fermo sostenitore della pericolosità di queste “radiazioni”.

John Bucher

Il Professor John Bucher

Durante lo studio, durato dieci anni, è stata effettuata una sperimentazione su ratti e topi di sesso maschile e femminile, poiché appartenenti alla tipologia di mammiferi più simile al funzionamento del corpo umano.

I soggetti sono stati esposti a radiazioni simili a quelle emesse dai sistemi di telecomunicazione 2G e 3G, dall’utero e per tutta la vita, per un totale di 19 ore al giorno, con una variazione di emissione di radiazioni da poco superiore ai limiti consentiti per legge per la tutela della salute pubblica, a leggermente inferiori.

Il risultato è che, al termine dello studio, nessun topo né ratto di sesso femminile aveva riportato l’insorgenza di singolari tumori, riscontrati invece in alcuni ratti maschi.
Questi ultimi, hanno sviluppato tumori cerebrali o rari tumori cardiaci, come lo schwanomma cardiaco, una tipologia di cancro che di norma colpisce il cervello, e non il cuore.
Di recente si sono aggiunte le considerazioni del Centro di Ricerca dell’Istituto Ramazzini di Bologna, rese note dalla puntata del programma Rai “Petrolio” andato in onda la notte del 23 febbraio.

Sebbene lo studio differisca da quello condotto dal Professor Bucher, sono stati ritrovati alcuni punti in comune tra le due ricerche, che hanno suscitato ancora più dubbi e creato ulteriori allarmismi.

Tuttavia, l’esito di questo studio, da qualche mese pubblicato e reso noto da Bucher, è stato ampiamente criticato da scienziati e medici di tutto il mondo, per due motivi:

  1. Non dimostra un collegamento diretto tra l’insorgenza delle patologie tumorali;
  2. Il numero di soggetti che ha presentato lo sviluppo delle malattie è troppo esiguo per trovare attendibilità statistica.

Inoltre, esperti del settore come il Professor Kenneth Foster, professore di Bioingegneria presso l’Università della Pennsylvania, sottolinea come la ricerca non possa essere riportata all’uso quotidiano degli smartphone, per diversi motivi.
Innanzitutto l’esposizione dei ratti durante i test riguardava tutto il corpo, e non solo aree specifiche come avviene durante l’utilizzo di un telefono cellulare, con il risultato di ottenere livelli molto più alti di quelli realmente sperimentati dall’uomo. Per l’esecuzione dello studio del NTP, infatti, l’emissione SAR era pari a 6W/Kg, un’enormità per i piccoli topi, mentre i limiti vigenti al di sotto dei quali possono essere commercializzati gli smartphone sono di 2W/Kg, e riguardano solo specifiche aree di contatto come la testa, durante le conversazioni telefoniche.

Kenneth Foster

Il Professor Kenneth Foster

Dal punto di vista medico vengono distinti due tipi di effetti:

  1. A breve termine;
  2. A lungo termine.

Nel primo caso, gli unici effetti a breve termine riscontrati dall’esposizione alle radiazioni è relativo alle variazioni termiche: l’assorbimento delle emissioni da parte del corpo umano converte l’energia elettromagnetica in calore, e il nostro organismo può tollerare variazioni al di sotto di 1°. Questo, inoltre, è proprio il limite fissato dagli standard di sicurezza per l’esposizione ai campi elettromagnetici.

Per gli effetti a lungo termine, invece, la scienza non ha ancora in mano prove certe della dannosità delle radiazioni in generale, e dunque neanche del 5G.

Quindi il 5G è pericoloso?

Applicando il discorso all’imminente standard di connessione veloce, la Food and Drug Administration, ovvero l’ente governativo statunitense costola del Dipartimento della salute e dei servizi umani degli Stati Uniti d’America, che si occupa anche dei limiti di sicurezza per le radiazioni delle onde elettromagnetiche, afferma che i limiti di legge imposti garantiscono la sicurezza dell’uomo.
Jeffrey Shuren, Direttore del Centro per i Dispositivi e la Salute Radiologica della FDA, ha affermato il disaccordo dell’ente in una lunga e articolata nota dello scorso novembre, sugli esiti della ricerca del NTP.

Si legge nella nota:

Abbiamo esaminato la ricerca, recentemente conclusa, condotta dai nostri colleghi del National Toxicology Program (NTP). […] Dopo aver esaminato lo studio, non siamo d’accordo, tuttavia, con le conclusioni del loro rapporto finale riguardante “prove chiare” dell’attività cancerogena nei roditori esposti all’energia a radiofrequenza. […]

Nello studio NTP, i ricercatori hanno esaminato gli effetti dell’esposizione dei roditori a livelli estremamente elevati di radiofrequenza in tutto il corpo. Questo è quanto comunemente accade in questo tipo di studi di identificazione dei pericoli, e significa che lo studio ha testato i livelli di esposizione a energia a radiofrequenza notevolmente al di sopra degli attuali limiti di sicurezza dell’intero corpo per i telefoni cellulari.[…]

Shuren continua: “Sosteniamo che questi risultati non dovrebbero essere applicati all’utilizzo del telefono cellulare umano” e che “lo studio non è stato progettato per testare la sicurezza dell’uso del cellulare negli esseri umani, quindi non possiamo trarre da esso conclusioni sui rischi dell’uso del cellulare.”

Tuttavia, gli scienziati sono d’accordo sulla necessità di continuare a monitorare gli sviluppi delle tecnologie e controllare i relativi effetti sulla salute umana. Al momento attuale, i limiti di sicurezza vigenti per le emissioni dei telefoni cellulari, sono in grado di garantire la protezione della salute pubblica.

Inoltre, rispetto alle imposizioni della Federal Communications Commission, in alcuni paesi esistono norme ancor più stringenti, che dovrebbero dunque garantire una maggiore tutela della salute pubblica.

Ne è un esempio l’Italia, che mantiene il limite delle emissioni delle onde elettromagnetiche più basso di circa 10 volte rispetto ai limiti imposti negli Stati Uniti, al di sotto anche degli altri paesi che compongono la comunità europea.

Il 5G e gli uccelli morti

Un cambiamento tecnologico di tale portata non può non trascinare la viralità di bufale atte a scoraggiare e spaventare l’opinione pubblica, come nel caso degli uccelli trovati morti in Olanda dopo l’attivazione delle antenne della connessione 5G.

Solo poche ore dopo la diramazione della notizia, infatti, si è scoperto che nel parco dell’Aja non sono mai stati installati antenne o ripetitori, mentre la causa del decesso dei volatili è riconducibile ad un avvelenamento.

L’aumento delle antenne 5G

Tra i motivi che portano a pensare che il 5G è pericoloso, vi è di certo anche il timore dell’aumento di installazioni dei nuovi ripetitori, le cosiddette small cells.
In realtà, da un punto di vista tecnico, il maggior numero di antenne sarà necessario a causa della minore lunghezza delle onde della connessione 5G, che risultano più deboli e non in grado di superare ostacoli come edifici o alberi.

In conclusione, il 5G è pericoloso oppure no?

Allo stato attuale delle cose, con la nuova tecnologia ancora ad uno stato primordiale, non sono stati comprovati rischi effettivi per la salute pubblica, ammesso che esista un nesso oggettivo tra “radiazioni” e sviluppo di malattie gravi, non ancora dimostrato.


Il 5G è pericoloso? Tra rischi per la salute e bufale - Ultima modifica: 2019-07-18T07:19:58+00:00 da Maria Grazia Tecchia

Giornalista, blogger e content editor. Ha realizzato il sogno di coniugare le sue due più grandi passioni: la scrittura e la tecnologia. Esperta di comunicazione online, da anni realizza articoli per il web occupandosi della tecnologia a più livelli.

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