Xiaomi prepara un sistema di intelligenza artificiale applicato alla fotografia: i processori d’immagine correggeranno l’esposizione delle foto.
Un sofisticato algoritmo in grado di ottimizzare le foto, correggendo sovraesposizioni e sottoesposizioni: Xiaomi alla riscossa con la sua articolata AI.
Non è più un mistero che la società cinese Xiaomi abbia deciso di puntare molto al comparto fotografico dei suoi smartphone: per rendere davvero eccezionali i suoi – già – ottimi dispositivi, l’ultima cosa da rimettere in pari con la concorrenza era proprio la resa fotografica. Durante il prossimo anno ci saranno molte novità nel settore degli smartphone, sia per l’avvento della tecnologia 5G che per quello del nuovo design pieghevole, ma Xiaomi continua a stupire i suoi fan con frrequenti e gradite sorprese.
Non per ultima la sua volontà di migliorare le fotocamere e i relativi processori d’immagine, e dopo aver reso nota l’uscita a gennaio di un suo smartphone con sensore fotografico da 48 megapixel, è tempo di puntare al lato software dell’elaborazione fotografica.
Smartphone o cameraphone?
Qualche anno fa i maggiori produttori di smartphone iniziarono ad immettere sul mercato dei dispositivi ribattezzati cameraphone, dalle qualità fotografiche eccezionali che eclissavano le funzionalità smart e telefoniche del device, ma a prezzi considerevoli.
Al giorno d’oggi, non c’è un top di gamma che non punti gran parte della sua potenza e della propria attrattività sulle performance della fotocamera. Merito anche dei sempre più evoluti processori di immagine, ogni anno più intelligenti, che riescono a prendere il meglio da sensori sempre più risoluti, correggendo a livello software gli errori più comuni.
È il caso dei moderni obiettivi fotografici a bordo degli smartphone: sempre più piccoli e con poco spazio a disposizione, ma con una risoluzione sempre maggiore.
Come si riesce a raggiungere un alto numero di pixel in moduli sempre più contenuti?
Riducendo la dimensione dei pixel, ma questo escamotage, così come altri, possono portare a problemi nella resa dello scatto: un esempio su tutti è la sovraesposizione o sottoesposizione.
Ciò vuol dire che nel catturare la luce di una scena, l’obiettivo dello smartphone può restituire errori come una foto troppo chiara o “bruciata” dalla luce del sole, oppure al contrario, una foto troppo scura, che non permette né di godere dei colori reali del soggetto, tantomeno di distinguere in maniera nitida i dettagli della foto.
Il deep learning di Xiaomi per le foto
A tal proposito, Xiaomi ha presentato un nuovo algoritmo che promette faville, poiché riesce ad estrarre il meglio dagli scatti eseguiti dai suoi smartphone.
Nello specifico, è stato messo a punto un processo chiamato DeepExposure, che permette di ricavare varie sotto-immagini da una foto: sulla segmentazione dell’immagine originale, vengono effettuate diverse regolazioni, con risultati differenti.
Alla fine, le diverse foto risultanti vengono fuse con quella originale, per un risultato complessivo di qualità sensibilmente superiore, sia a livello di esposizione che di nitidezza della risoluzione.
L’intelligenza artificiale di Xiaomi sfrutta il già noto TensorFlow di Google, addestrato su un vasto dataset di immagini, il MIT-Adobe FiveK. Attraverso un sistema chiamato di apprendimento contraddittorio asincrono, l’AI di Xiaomi riesce a coniugare il meglio delle tradizionali tecniche di filtraggio e dai sistemi di deep learning, velocizzando l’intero processo e con una resa superiore.
Il prossimo anno, dunque, anche dal punto di vista fotografico degli smartphone, si prospetta davvero più florido che mai.