intelligenza artificiale

North Star: l’AI che simula i leader politici per evitare le guerre

La guerra è troppo seria per lasciarla ai generali, diceva Georges Clemenceau (ex primo ministro francese), ma forse è ancora più seria per lasciarla agli umani. Mentre l’intelligenza artificiale sembra poter realizzare e prevedere tutto,  i conflitti geopolitici continuano a esplodere con la stessa imprevedibilità di sempre. Eppure, in un laboratorio della Harvard Kennedy School, un’idea rivoluzionaria sta prendendo forma, un’intelligenza artificiale  in grado di  prevenire le guerre?

Il sistema AI che vuole prevenire le guerre di chiama North Star e non è solo un nome evocativo – è una visione che vuole di trasformare la diplomazia internazionale in una scienza predittiva. Dietro questo progetto c’è Arvid Bell, scholar-entrepreneur specializzato in strategia negoziale, gestione delle crisi, sistemi di conflitto complessi, sicurezza internazionale e design di simulazioni, che ha trasformato la sua esperienza accademica in una startup che potrebbe ridefinire il nostro approccio alla pace mondiale.

 

L’architetto AI della pace

Arvid Bell, fondatore di North Star

Arvid Bell non è il tipico founder della Silicon Valley. La sua carriera si è sviluppata tra le aule di Harvard e nelle zone di conflitto, dove ha studiato da vicino i meccanismi che portano alla guerra e quelli che, invece, possono costruire la pace. Pioniere nel design di sistemi negoziali, Bell ha compreso che il problema fondamentale della diplomazia moderna non è la mancanza di volontà, ma l’assenza di strumenti predittivi sufficientemente accurati.

Bell va oltre Georges Clemenceau e afferma: la pace è troppo importante per lasciarla solo agli umani, e non perché gli umani siano incapaci, ma perché le variabili in gioco sono diventate troppo complesse per essere processate efficacemente dalla sola intuizione politica.

Il suo percorso verso North Star nasce da una constatazione amara: se il presidente John F. Kennedy avesse avuto accesso a uno strumento come North Star prima della crisi dei missili di Cuba, avrebbe avuto sei mesi invece di giorni per prendere decisioni critiche. Questa riflessione ha spinto Bell a immaginare un mondo dove i leader politici possano “testare” le loro mosse diplomatiche prima di implementarle nella realtà.

Gemelli digitali: tecnologia al servizio della diplomazia

Il cuore tecnologico di North Star risiede nella creazione di “gemelli digitali” dei leader mondiali, dei digital twin. Ma cosa significa esattamente? Immaginate un sistema che integra:

  • Dati storici comportamentali: ogni decisione pubblica, ogni dichiarazione, ogni pattern di reazione del leader in questione
  • Profili psicologici: tratti caratteriali, modalità di gestione dello stress, influenze culturali
  • Dinamiche istituzionali: come il leader interagisce con il proprio sistema politico, economico e militare
  • Fattori ambientali: pressioni interne, opinione pubblica, situazione economica del paese

Bell e il fisico premio Nobel Ferenc Dalnoki-Veress hanno progettato North Star come un simulatore  per la diplomazia internazionale. Il sistema può generare scenari ipotetici di crisi e predire con precisione come reagirebbero i vari attori coinvolti.

Oltre la Fantapolitica: casi d’uso concreti

Le applicazioni pratiche di North Star vanno ben oltre l’esercizio intellettuale. Il sistema può rispondere a domande cruciali come:

Scenario Taiwan: Cosa accadrebbe se gli Stati Uniti implementassero un blocco navale completo intorno a Taiwan? Come reagirebbe Xi Jinping? Quali sarebbero le contromisure della Cina e i possibili escalation?

Crisi del Mar Nero: Fino a che punto Erdogan è disposto a negoziare se minacciato di nuove sanzioni europee per la questione curda?

Medio Oriente: Quali sono le combinazioni di incentivi economici e pressioni diplomatiche che potrebbero portare a una tregua duratura a Gaza?

Ogni simulazione non fornisce risposte definitive, ma calcola probabilità e identifica i punti di svolta critici – quei momenti in cui una piccola variazione può portare alla pace o al conflitto.

Peace Tech: la nuova frontiera degli Investimenti etici

L’emergere di North Star coincide con la nascita di un settore completamente nuovo: la Peace Tech. Mentre l’intelligenza artificiale si è presa il 37% dei fondi venture capital nel 2024, con cinque delle operazioni più importanti che hanno riguardato aziende AI come OpenAI (6,6 miliardi di dollari) e Anthropic (4 miliardi), una nicchia di investitori illuminati sta guardando oltre la semplice automazione.

Il concetto di Peace Tech rappresenta un cambio di paradigma filosofico nel mondo degli investimenti. Invece di finanziare tecnologie che automatizzano i conflitti (come l’AI militare), questi fondi puntano su soluzioni che li prevengono. È una visione che potrebbe risultare non solo eticamente superiore, ma anche economicamente vantaggiosa.

Il costo dei conflitti

Per comprendere il potenziale economico della Peace Tech, bisogna considerare il costo reale dei conflitti moderni. La guerra in Ucraina, ad esempio, ha generato:

  • Perdite economiche dirette superiori ai 500 miliardi di dollari
  • Inflazione globale che ha eroso il potere d’acquisto di miliardi di persone
  • Instabilità nelle catene di approvvigionamento energetico e alimentare
  • Crisi migratorie con costi sociali incalcolabili

Se North Star riuscisse a prevenire anche solo un conflitto di questa portata, il ritorno dell’investimento sarebbe astronomico.

L’Ecosistema Italiano e le opportunità mancate

Il panorama italiano del venture capital, pur mostrando segnali di crescita con una raccolta complessiva di €1.127 milioni nel 2024, superando per il quarto anno consecutivo il miliardo di euro, resta ancora indietro nel settore AI. Come sottolinea Andrea Di Camillo di P101, “resta ancora molto da fare per colmare il gap” nel venture capital, AI compresa.

Questa lacuna rappresenta però anche un’opportunità. L’Italia potrebbe posizionarsi come leader europeo nella Peace Tech, sfruttando la sua tradizione diplomatica e il suo ruolo di ponte tra culture diverse. Fondi come CDP Venture Capital potrebbero guardare a progetti come North Star non solo come investimenti, ma come asset strategici per il soft power nazionale.

Le Sside tecniche di North Star e della Peace tech

Creare gemelli digitali di leader mondiali non è una passeggiata tecnologica. Le sfide sono multiple e complesse:

1. La qualità dei dati

I leader politici sono, per natura, creature che celano le proprie vere intenzioni. Come può un’AI predire il comportamento di qualcuno che professionalmente dissimula? Bell e il suo team hanno risolto il problema guardando ai pattern inconsci: linguaggio del corpo, scelte lessicali, tempistiche delle decisioni, reazioni sotto stress.

2. Il paradosso dell’osservatore

Un classico della fisica quantistica applicato alla geopolitica: l’atto stesso di osservare (e simulare) un sistema ne modifica il comportamento. Se North Star diventasse pubblico, i leader cambierebbero il loro comportamento sapendo di essere “simulati”?

3. L’evoluzione continua

I leader cambiano, imparano, si adattano. Un sistema di simulazione deve essere dinamico, capace di aggiornare costantemente i propri modelli. È qui che entra in gioco il machine learning avanzato: ogni decisione reale del leader aggiorna il gemello digitale.

4. Il Fattore umano irriducibile

Ci sono elementi della natura umana che potrebbero rimanere per sempre imperscrutabili all’AI: intuizioni improvvise, cambiamenti radicali di prospettiva, il peso delle esperienze personali. North Star non pretende di eliminare questi fattori, ma di ridurne l’impatto statistico.

Casi di Studio: quando la simulazione incontra la realtà

La Crisi dei Missili di Cuba 2.0

Riprendendo l’esempio di Bell su Kennedy, immaginiamo di applicare North Star a una crisi simile nell’era moderna. Il sistema potrebbe simulare:

  • Reazioni immediate: Come reagirebbero Russia, Cina e UE a una crisi nucleare in America Latina?
  • Escalation probabile: Quali sarebbero i passaggi più probabili verso l’escalation militare?
  • Punti di de-escalation: Dove e quando si aprirebbero finestre diplomatiche?
  • Conseguenze economiche: Impatto sui mercati globali e possibili ricatti economici

Il test dell’ucraina

Retrospettivamente, North Star potrebbe essere testato sulla crisi ucraina. Avrebbe previsto l’invasione russa? Avrebbe identificato i punti di svolta che hanno trasformato quella che molti pensavano fosse una dimostrazione di forza in un conflitto prolungato? Questi test retrospettivi sono fondamentali per validare la tecnologia e perfezionare gli algoritmi prima che vengano utilizzati in crisi reali.

 

La democratizzazione dell’Intelligence

Una delle promesse più interessanti di North Star è la possibilità di democratizzare l’accesso a intelligence geopolitica avanzata. Oggi, solo le grandi potenze hanno accesso a analisi predittive sofisticate. Domani, anche paesi più piccoli, ONG, o organizzazioni internazionali potrebbero avere gli stessi strumenti. Questo livellamento potrebbe essere rivoluzionario: improvvisamente, la diplomazia non sarebbe più un gioco riservato ai “grandi”, ma uno spazio dove anche attori più piccoli potrebbero muoversi con cognizione di causa.

Il diritto alla privacy dei leader

Fino a che punto è etico creare simulazioni dettagliate di persone reali senza il loro consenso? I leader politici hanno rinunciato a una parte della loro privacy, ma creare un gemello digitale potrebbe andare oltre il lecito. Bell e il suo team hanno affrontato questa questione limitandosi a dati pubblici e analisi comportamentali osservabili, ma la linea tra informazione pubblica e violazione della privacy rimane sottile.

Le implicazioni per l’Italia

Il nostro paese si trova in una posizione unica per beneficiare della rivoluzione Peace Tech. L’Italia ha sempre giocato un ruolo di mediazione in scenari di crisi internazionali, dalla politica mediterranea ai rapporti con l’Africa, dal dialogo con la Russia alle relazioni transatlantiche.

Diplomazia Culturale: L’Italia potrebbe diventare il laboratorio europeo per lo sviluppo di AI diplomatiche, sfruttando la sua tradizione nel soft power e nella mediazione culturale.

Hub Tecnologico: Con il giusto ecosistema di investimenti, Milano e Roma potrebbero diventare centri di eccellenza per la Peace Tech, attirando talenti e capitali internazionali.

Influenza Geopolitica: Possedere tecnologie avanzate di simulazione diplomatica potrebbe aumentare significativamente il peso dell’Italia nei consessi internazionali.

Rischi da evitare

Dipendenza Tecnologica: Come per altre tecnologie critiche, l’Italia deve evitare di diventare dipendente da soluzioni sviluppate altrove.

Frammentazione Europea: La Peace Tech dovrebbe essere sviluppata in coordinamento con i partner europei, non in competizione.

Sottovalutazione Etica: Gli aspetti etici e normativi devono essere affrontati fin dall’inizio, non come un ripensamento.

Oltre North Star: Il futuro della Peace Tech

North Star è solo l’inizio. Il settore della Peace Tech sta attirando sempre più attenzione, con progetti che spaziano dalla mediazione automatizzata dei conflitti locali ai sistemi di early warning per crisi umanitarie.

Tecnologie Emergenti

Sentiment Analysis Geopolitico: Analisi in tempo reale del sentiment delle popolazioni attraverso social media e fonti aperte per predire instabilità sociali.

Blockchain per la Diplomazia: Sistemi di voto e accordi diplomatici basati su blockchain per garantire trasparenza e immutabilità.

VR Negotiations: Ambienti di realtà virtuale per negoziati diplomatici che permettono interazioni più naturali e meno formali.

Quantum Simulation: Uso di computer quantistici per simulare scenari geopolitici con un numero di variabili impossibile da gestire con computer tradizionali.

Il ruolo del settore privato

Le aziende private stanno diventando attori geopolitici sempre più importanti. Aziende come SpaceX influenzano direttamente conflitti (vedasi il caso Starlink in Ucraina), mentre le big tech controllano i flussi informativi globali.

La Peace Tech potrebbe diventare uno strumento per gestire questa nuova realtà, aiutando a coordinare le azioni tra settore pubblico e privato in situazioni di crisi.

 La Stella Polare del XXI secolo

North Star rappresenta qualcosa di più di una semplice innovazione tecnologica: è un cambio di paradigma nel nostro approccio ai conflitti. Per la prima volta nella storia umana, abbiamo la possibilità di “testare” la pace prima di implementarla.

Questo non significa che l’AI sostituirà mai la diplomazia umana, le macchine possono calcolare probabilità, ma non possono sostituire l’empatia, l’intuizione, o la capacità di costruire fiducia che sono alla base di ogni vera riconciliazione.

Piuttosto, strumenti come North Star possono liberare i diplomatici dai calcoli più complessi, permettendo loro di concentrarsi su quello che sanno fare meglio: costruire ponti tra esseri umani.

La sfida dell’implementazione

Il vero test per North Star non sarà tecnico, ma politico. Convincere leader abituati a fidarsi principalmente del proprio istinto ad affidarsi a simulazioni algoritmiche richiederà non solo dimostrazioni di efficacia, ma anche un cambiamento culturale profondo.

 

Il messaggio di speranza di North Star

Alla fine, North Star rappresenta qualcosa di profondamente umano: la speranza che la tecnologia possa essere utilizzata non per dividere, ma per unire. Non per automatizzare la distruzione, ma per rendere possibile la pace.

In un’epoca in cui spesso l’innovazione tecnologica sembra allontanarci dalla nostra umanità, progetti come North Star ci ricordano che la tecnologia è solo uno strumento. Quello che conta è l’intenzione con cui la usiamo.

Come ogni buona bussola, North Star non ti dice dove andare: ti mostra dove sei e a volte, sapere esattamente dove ci troviamo è il primo passo per trovare la strada verso casa.


North Star: l’AI che simula i leader politici per evitare le guerre - Ultima modifica: 2025-06-21T10:21:34+00:00 da Francesco Marino

Giornalista esperto di tecnologia, da oltre 20 anni si occupa di innovazione, mondo digitale, hardware, software e social. È stato direttore editoriale della rivista scientifica Newton e ha lavorato per 11 anni al Gruppo Sole 24 Ore. È il fondatore e direttore responsabile di Digitalic

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