Rudy Bandiera: “Facebook è in crisi. Facebook impera”

Rudy Rules, la rubrica dui Rudy Bandiera su Digitalic.Facebook è in crisi? Facebook impera. Appare la piattaforma più in crisi, ma non lo è affatto…

Facebook è in crisi? Facebook impera. Partiamo da un assioma che è difficile mettere in discussione: lasciando da parte i fanboy, le passioni e le opinioni personali, ci sono 5 aziende (che chiamo le 5 Sorelle) che stanno costruendo il nostro presente e gettando i ponti per il nostro futuro e sono, in rigoroso ordine alfabetico, Amazon, Apple, Facebook, Google e Microsoft. Benvenuti alla prima puntata di Rudy Rules, le regole di Rudy Bandiera.

di Rudy Bandiera

Mentre Amazon, Apple, Microsoft e Alphabet (la holding a cui fa capo Google) si contendono il primato di azienda più capitalizzata del pianeta gravitando vorticosamente attorno ai 1.000 miliardi, Facebook appare in crisi, in crisi nera. Lo scandalo Cambridge Analytica, le ventilate dimissioni di Zuckerberg, il calo degli iscritti, la disaffezione social, l’utilizzo sempre più massiccio di “web privato” come la messaggistica, mettono il grande social blu in una condizione minoritaria, come se fosse il fratellino scemo delle sorelle grasse e potenti. Ma è davvero così?

 

Rudy Bandiera Rules

Facebook sa tutto ma non gli basta

Facebook non è più un gioco ma un sistema complesso di “controllo delle masse”, dove controllo sta per misurazione delle attività delle persone e gusti delle stesse.

FB sa tutto, di tutti: sa con chi interagiamo, cosa diciamo, quando, cosa ci piace, di cosa parliamo e con chi, da cosa siamo influenzati. Facebook sa tutto ma non gli basta.

Nel 2013 compra Instagram per un miliardo e un annetto dopo sconcerta il mondo comprando WhatsApp per qualcosa come 19 miliardi di dollari, soldi sufficienti a comprare 3 portaerei Ronald Regan.

Con queste acquisizioni accede ai dati dei giovani e a tutti i numeri di telefono del pianeta.

Chi altri ha questi dati? Nessuno. Ma l’aziendina di Mark si proietta nel futuro anche in altri modi meno noti, passando dall’Internet delle cose (IoT) ad esempio, ovvero gli oggetti anche di uso comune che sono in grado di interagire tra loro e accedere alla Rete e a tutti i dati in essa contenuti, per poter acquisire “l’intelligenza” necessaria a svolgere compiti complessi.

Come avrete capito, è tutta questione di protocolli e di linguaggi: se le cose saranno in grado di parlarsi e di sentirsi tra loro, lo dovranno fare nella stessa lingua, ma una volta raggiunto un accordo (e qua si parla più di politica economica che non di tecnologie), il pianeta sarà una vera e propria selva di sensori e dispositivi che si scambieranno informazioni l’uno con l’altro.

Da questo universo tracciato, mappato tecnologicamente, potremo estrapolare ogni forma di informazione, di scienza e di applicativo.

E chi fornisce lo strumento per fare sì che tutto si parli e tutto comunichi formando la più grande intelligenza artificiale collettiva? Ma guarda un po’, Facebook, che già da qualche anno ha presentato Parse, la piattaforma in cui non ci si limita a far parlare zii e cugini ma ogni oggetto presente su questo pianeta con tutti gli altri. Se pensate che questo pianeta conta miliardi di device connessi a Internet, allora beh, il chiacchiericcio delle cose diventa Big Data.

Una battaglia aperta

Mi è stato detto che tutto questo è vero, ma oggi Google grazie ad Android sa dove siamo tutti noi in ogni momento. Verissimo, ma Facebook no?

Mi è stato detto che Amazon ha un piede in tutte le tecnologie più impattanti del prossimo futuro. Vero, ma FB sta lavorando esattamente in questa direzione.

Mi è stato detto che su LinkedIn (di Mamma Microsoft) le interazioni e le view (così come le iscrizioni) volano verso picchi mai visti prima. Probabilmente è vero, ma alla casalinga di Voghera (che è la discriminante per il successo di una piattaforma rispetto a un’altra) interessano un sacco Instagram o WhatsApp, al momento.Mi è stato detto che le persone sono su Facebook solo per cazzeggiare mentre l’ecosistema Apple vende prodotti concreti e costosi.

Sì, vero, ma FB è stata la prima azienda a trasformare il cazzeggio in una fonte di business da 50 miliardi di fatturato.
Mi è stato detto che le 5 Sorelle si spartiranno il mondo da brave appartenenti a una grande famiglia (o cartello, dipende da come la vedete) con

Google=Hub,

Facebook=Piazza,

Amazon=Market place,

Apple=Piattaforma,

Microsoft=Office e SO

Probabilmente anche questo è vero ma mi pare che la battaglia per la conquista del mondo digitale sia decisamente aperta e aspra senza dei vincitori predeterminati né, soprattutto, dei perdenti chiari.

Non lo so cosa accadrà tra 5 anni, giuro che non lo so come non lo sa nessuno. Quello che so è che in questo momento Facebook appare la piattaforma più in crisi di tutte, ma sono convinto che, grazie alla diversificazione e alla incredibile mole di informazioni che accumula, non lo sia affatto.

 


Rudy Bandiera: “Facebook è in crisi. Facebook impera” - Ultima modifica: 2019-01-03T14:01:55+00:00 da Rudy Bandiera

Rudy Bandiera è il mio vero nome e di mestiere sviluppo strategie e aiuto aziende e professionisti a generare fiducia e a comunicare in modo efficace online. Ho tenuto lezioni, master e seminari un po’ ovunque, tra questi a IED, Ca' Foscari, Università di Pisa, UNIBO e CUOA business school. Ho insegnato “teorie e tecniche di digital public relation” all’Università IUSVE, a Venezia e Verona.

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