Deficit di attenzione, la tecnologia tra le possibili cause: lo studio

Un recente studio collega l’utilizzo frequente della tecnologia (media digitali) all’aumento dei sintomi da deficit di attenzione negli adolescenti (l’ADHD)

Un recente studio collega l’utilizzo frequente di tecnologia, gadget, smartphone, consolle all’aumento dei sintomi da deficit di attenzione negli adolescenti, il famoso ADHD (Attention Deficit Hyperactivity Disorder).

ADHD Deficit di attenzione

Cause del deficit di attenzione:  anche la tecnologia

Non è un segreto che il numero di ore trascorse dagli adolescenti sui dispositivi elettronici ha un impatto sul loro benessere – anche se molti dei miti sulla dipendenza da tecnologia sono da sfatare. Dopo le ricerche volte a indagare gli effetti dei videogiochi, ora un ultimo studio, pubblicato sul Journal of American Medical Association, ha collegato i sintomi di deficit di attenzione con iperattività (ADHD) agli adolescenti, e ormai anche bambini, che usano frequentemente dispositivi elettronici. Dei 2.586 studenti delle scuole superiori che sono stati studiati nel corso di un periodo di due anni, coloro che hanno fatto uso di più tipi di media digitali sono risultati circa due volte più probabilmente affetti da forti sintomi simil-ADHD, rispetto agli altri loro coetanei.

Più hanno consumato media digitali, più i sintomi da deficit di attenzione sono risultati prevalenti: il controllo degli impulsi, l’incapacità di concentrarsi e la mancanza di pazienza.

Deficit di attenzione cause o effetti?

I ricercatori, tuttavia, si sono anche ritrovati in dubbio sull’affermare direttamente il consumo dei media digitali ha causato i sintomi dell’ADHD, il deficit di attenzione, trovandosi di fatto in una sorta di problema dell’uovo e della gallina. Gli schermi sono la causa del comportamento simile all’ADHD, o il deficit di attenzione porta i bambini a distrarsi con tali dispositivi, come, ad esempio, gli smartphone? Gli studenti che esibivano sintomi significativi di ADHD sono stati eliminati dallo studio nel tentativo di rispondere a questa domanda.

Mentre la risposta rimane ancora poco chiara, sembra ci siano effettivamente un po’ di prove che puntano alla possibilità che l’uso frequente di tali gadget porti a soffrire di alcuni sintomi tipici dell’ADHD, considerando soggetti che non ne risultavano originariamente affetti.

Deficit di attenzione e tecnologia: i numeri della ricerca

Dei 2.586 fra i 15 e i 16 anni, 495 hanno riferito di consumare di rado media digitali. Questo gruppo è risultato avere una probabilità del 4,6 percento di manifestare sintomi simili al deficit di attenzione ADHD dopo il periodo di prova di due anni. Per coloro che hanno riferito di utilizzare regolarmente metà dei 14 tipi di media digitali elencati, la cifra relativa alla probabilità è quasi raddoppiata, fino al 9,5 percento. Coloro che hanno usato tutti i 14 tipi di media frequentemente hanno mostrato le più alte probabilità di comportamento catalogabile come simile ai sintomi dell’ADHD, con una percentuale del 10,5%.

Lo studio non può ritenersi del tutto privo di limiti: in particolare, si basava su sondaggi auto-segnalati, che, storicamente parlando, non sono mai stati un modo accurato per raccogliere dati. Alcuni intervistati potrebbero tenere meglio traccia dell’uso dello schermo rispetto ai loro coetanei, e altri potrebbero essere imbarazzati nell’ammettere qualsiasi cosa percepita come un problema di salute mentale.

Le teorie relative al perché dei sintomi e delle distrazioni spaziano dalle notifiche telefoniche, che limitano la capacità di concentrazione nei bambini, alla stimolazione istantanea a pochi clic di distanza, che si prestano entrambi al meccanismo della gratificazione continua collegato al deficit di attenzione.

 


Deficit di attenzione, la tecnologia tra le possibili cause: lo studio - Ultima modifica: 2018-07-20T13:09:22+00:00 da Francesco Marino

Giornalista esperto di tecnologia, da oltre 20 anni si occupa di innovazione, mondo digitale, hardware, software e social. È stato direttore editoriale della rivista scientifica Newton e ha lavorato per 11 anni al Gruppo Sole 24 Ore. È il fondatore e direttore responsabile di Digitalic

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