Steve Jobs non voleva app di terze parti sull’App Store

All’inizio Steve Jobs il padre dell’iPhone era riluttante a consentire app di terze parti non Apple su App Store e quindi sull’iPhone, poi ha cambiato idea.

All’inizio Steve Jobs il padre dell’iPhone era non voleva app di terze parti nell’App Store, in pratica immaginava solo software Apple sull’iPhone, poi però cambiò idea e il successo di App Store è ora sotto gli occhi di tutti.

Steve Jobs App Store

App Store un successo grazie alle app di terze parti

Le app di terze parti sono diventate un business in costante espansione per Apple, principalmente per la loro funzione di stimolare le vendite dei dispositivi iPhone, iPod touch e iPad, piuttosto che per i ricavi diretti. L’App Store di Apple ha superato i 18 miliardi di download e $3 miliardi sono stati distribuiti agli sviluppatori.

Nonostante questo, la biografia autorizzata di Walter Isaacson dell’ex CEO di Apple Steve Jobs, spiega che Jobs inizialmente non era convinto che le app avrebbero giovato ad Apple o alla sua piattaforma iOS.

“Quando  [iPhone] è uscito per la prima volta all’inizio del 2007, non c’erano app che potevi comprare da sviluppatori esterni, e Jobs inizialmente ha resistito al permetterlo”, scrive Isaacson. “Non voleva che estranei creassero applicazioni per l’iPhone che avrebbero potuto rovinarlo, infettarlo con virus o inquinarne la sua integrità”.

Steve Jobs voleva sull’iPhone solo App di Apple

Quindi questa è la primaria ragione perché non erano previste app di terze parti per il primo iPhone. Tuttavia, il libro spiega che, dietro le quinte, il membro del board di Apple Art Levinson ed il SVP del marketing di prodotto mondiale Phil Schiller stavano premendo affinché Jobs per cambiare idea.

“L’ho chiamato una mezza dozzina di volte per fare pressione sulle potenzialità delle app”, afferma Levinson, mentre Schiller aggiunge: “Non potevo immaginare di creare qualcosa di potente come l’iPhone e non consentire agli sviluppatori di creare molte app. Sapevo che i clienti le avrebbero amate”.

Pressioni per far entrare le App di altri nell’App Store

Anche se non è menzionato nel libro, ci sono state pressioni anche dall’esterno:  la prima richiesta di accesso agli strumenti di scrittura di app di terze parti per l’iPhone è stata proposta ufficialmente ad Apple prima della fine del discorso di Jobs al keynote che introduceva l’iPhone a partire dal gennaio 2007.

Il libro afferma che Jobs inizialmente rifiutò di parlarne per concentrarsi sul lancio iniziale dell’iPhone, con Schiller e Levinson che dissero entrambi a Isaacson che Jobs ritrattò la cosa solo quando il dispositivo era stato già reso disponibile.

Il percorso di approvazione convinse Jobs

“Ogni volta che la conversazione veniva riportata sulla questione, Steve sembrava un po’ più aperto”, afferma Levinson, che continua descrivendo la politica di approvazioni di Apple sull’App Store come “una soluzione assolutamente magica che ha colpito il punto debole. Ci dava i benefici dell’apertura, mantenendo, al contempo, il controllo end-to-end”.

Inoltre, in base a quanto raccontato dal dirigente di Apple Scott Forstall, Jobs inizialmente prese nel 2005 la decisione di assegnare il lavoro di creazione del software di iPhone a un team guidato da Forstall cercando di ridurre il sistema operativo OS X di Apple per renderlo compatibile con un telefono, piuttosto che assegnare subito il lavoro ad un team rivale guidato da Tony Fadell, che intendeva utilizzare il software dell’iPod come base.

Le app sviluppate esternamente potrebbero non essere state nella sua testa nel 2005, o anche nel 2007, quando il primo iPhone è stato effettivamente lanciato, ma quella decisione si è dimostrata poi fondamentale, perché le app potevano essere scritte in Objective-C con gli strumenti di sviluppo di Apple già esistenti.

Steve Jobs e gli editori su App Store

Il libro racconta anche  le trattative di Jobs con gli editori di riviste e giornali per convincerli a offrire le loro pubblicazioni digitali come app iOS. Il libro descrive una conversazione avvenuta a inizio 2010 tra Jobs e Isaacson sul New York Times: “Uno dei miei progetti personali quest’anno, ho deciso, è di cercare di aiutare – che lo vogliano o meno – il Times. Penso che sia importante per il paese”, aveva detto Jobs.

Il libro descrive, inoltre, alcune discussioni accese tra Jobs e gli editori perché si rifiutava di dare loro accesso agli indirizzi e-mail e ai dati della carta di credito dei clienti di iTunes che si erano iscritti alle loro app.

C’è anche un passaggio sulle discussioni con il CEO di Time Warner, Jeff Bewkes, su questo tema, con Bewkes che comunicava a Jobs dei suoi timori che Apple avrebbe potuto creare un monopolio.

È interessante notare che il capo della News Corporation, Rupert Murchoch – un osso duro quando si tratta di trattative commerciali – era sembrato l’editore più docile nel negoziare con Apple.

 

 

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Steve Jobs non voleva app di terze parti sull’App Store - Ultima modifica: 2018-07-09T15:39:33+00:00 da Francesco Marino

Giornalista esperto di tecnologia, da oltre 20 anni si occupa di innovazione, mondo digitale, hardware, software e social. È stato direttore editoriale della rivista scientifica Newton e ha lavorato per 11 anni al Gruppo Sole 24 Ore. È il fondatore e direttore responsabile di Digitalic

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